Da D-Share agli ultimi progetti: «Il concetto di taylor made applicato al CMS»

Le parole di Vittorio Cutolo, che ha lavorato insieme a lui per quasi dieci anni: «Un rapporto professionale e umano unico» 

31/08/2023 di Gianmichele Laino

C’è stata una generazione di esperti delle tecnologie digitali applicate al mondo dell’editoria che è crescita insieme ad Alessandro Vento. L’eredità che il giornalista e imprenditore che ha rivoluzionato il settore delle digital edition prima e dei CMS editoriali poi è stata enorme. Lo può testimoniare Vittorio Cutolo, che attualmente è alla guida di CutOwl (una società di servizi e consulenza informatica) ma che, dal 2014, ha incrociato il suo cammino con quello di Vento.

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Vittorio Cutolo su Alessandro Vento, il ricordo e l’eredità d’affetti

«Io ho conosciuto Alessandro nel 2014, ai tempi di D-Share – ha spiegato Cutolo ai microfoni di Giornalettismo -. C’è stata una collaborazione di quasi 10 anni tra noi, in diverse forme. Lui diceva che nel suo sangue scorreva inchiostro, perché era votato al settore dell’editoria, per storia familiare e personale. A tutto questo ha aggiunto la passione per la tecnologia che gli ha consentito di inventare prodotti, oggetti destinati soprattutto alla pubblicazione editoriale sul digitale. Le prime cose che sono state realizzate da lui e che hanno marcato una prima tappa del passaggio dal cartaceo al digitale sono sicuramente state le app per lo sfoglio digitale del giornale per iPad. Quando ha fondato D-Share, i primi prodotti che venivano realizzati erano proprio questi, poiché l’iPad era visto – dieci anni fa – come l’invenzione del momento. Grazie a queste soluzioni, il giornale “cartaceo” diventava navigabile: una vera svolta».

D-Share (attualmente di proprietà di AGI, che ne ha acquisito il controllo nel 2019) è stato un passaggio importante nella storia dell’editoria digitale italiana e nella sua trasformazione. Il tutto è nato dall’esperienza di Vento e da alcune sue intuizioni fondamentali, che l’hanno portato a studiare i suoi prodotti non solo dal punto di vista dell’imprenditore, ma anche da quello del giornalista.

«L’elemento più vincente che all’inizio ha impresso una svolta e che poi ha caratterizzato anche le altre attività di Alessandro è stato sicuramente il fatto di aver realizzato prodotti che potessero essere vantaggiosi anche dal punto di vista del giornalista: quest’ultimo aveva la possibilità di realizzare il lavoro una sola volta e, con gli strumenti messi a sua disposizione, di smistarlo sia per la parte cartacea, sia per la parte digitale: una soluzione win-win».

Da qui, la lunga esperienza con sistemi editoriali che potessero contenere, ad esempio, il rullo delle agenzie, per favorire il lavoro del desk giornalistico. O che potessero prevedere tutte le specificità richieste da una determinata linea editoriale, desiderosa di puntare su testi, su video, su podcast.

«Oltre alle digital editions – continua Cutolo -, il pallino di Alessandro era quello dei sistemi editoriali: tutte quelle tecnologie, anche complesse, che servivano alle redazioni per produrre contenuti digitali. Da questo punto di vista, il suo fiore all’occhiello è stato Kolumbus, uno dei CMS più utilizzati in Italia. Per anni ha continuato a sviluppare questo prodotto pensato esplicitamente per i giornalisti, a cui ha sempre dedicato un’attenzione particolare. Su Kolumbus, utilizzava due keywords: taylor made e business critical. La differenza con un CMS generico come quello di WordPress sta proprio qui: questo particolare sistema editoriale si adatta, diventa il sistema proprietario del gruppo editoriale che lo adotta, a seconda delle esigenze avanzate da direttori, caporedattori, giornalisti. Non diceva mai alle redazioni che una specifica esigenza non poteva essere soddisfatta. Kolumbus può arrivare dappertutto, perché Alessandro diceva che non c’era nulla che non si potesse fare ed era molto bravo a vedere un’opportunità dietro a un problema».

Lavorare a soluzioni digitali come se si vivesse in una redazione giornalistica

L’opportunità dietro al problema, esattamente come l’adrenalina che si nasconde in una redazione quando arriva una breaking news. Questa mentalità è stata trasferita, negli anni, da chi lavorava con un gruppo di professionisti del settore tecnologico che, per la natura stessa del loro compito, doveva viaggiare fianco a fianco con i gruppi editoriali. «D-Share era un’azienda di informatica, ma noi lavoravamo come se fossimo stati una redazione di un giornale. A volte, si riproponeva esattamente la stessa urgenza, lo stesso senso di emergenza che, in certe circostanze, caratterizza una redazione in presenza di notizie sensazionali. Questa era una cosa bellissima, ma anche molto complessa da far capire a chi era abituata al lavoro d’ufficio. Lui ci riusciva grazie al suo carattere solare e propositivo».

E le soluzioni venivano proposte a ogni livello: «Con il nostro gruppo abbiamo lavorato praticamente per tutti i principali gruppi editoriali italiani. Abbiamo realizzato portali di notizie, siti verticali e applicazioni mobile. Abbiamo lavorato con alcuni clienti di caratura internazionale. Eravamo considerati un’azienda dalle dimensioni contenute, ma con persone esperte che potevano affrontare le sfide editoriali più importanti: quando nasceva un’esigenza, Alessandro, con le persone del team, proponeva le sue soluzioni. Tutto questo anche grazie all’enorme capacità di Alessandro di creare delle relazioni: da queste relazioni uscivano le sue buone idee».

Incontri, metodo di lavoro, disponibilità. Sono stati alcuni degli ingredienti che hanno permesso ai progetti di Alessandro Vento di andare avanti, anche in periodi difficili come quello della pandemia di coronavirus, quando il lockdown – per alcuni – rappresentava un ostacolo insormontabile. Per chi lavorava con Vento, invece, non ha comportato alcuna differenza. Del resto, le sfide innovative erano all’ordine del giorno anche in periodi più “normali”: «Ma se dovessi dire quali sono state le sue principali innovazioni, farei davvero fatica a individuarne una – conclude Cutolo -. Aveva sempre mille, duemila spunti: negli ultimi periodi abbiamo lavorato con l’intelligenza artificiale, con i sistemi di advertising più evoluti, con la manipolazione di video intesa come comprensione di ciò che c’è nella scena. Già 5-6 anni fa lavoravamo con i chatbot. Possiamo dire che, su alcune cose, abbiamo anticipato di molto le tendenze del settore».

FOTO credits: Vittorio Cutolo

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