«Provateci»: l’insegnamento che Alessandro Vento ci ha lasciato

Nella lunga chiacchierata con Massimo Razzi, abbiamo parlato anche di questo lascito (anche involontario) a tutti i giovani e ai due mondi paralleli che il giornalista-imprenditore è riuscito a far incrociare

31/08/2023 di Enzo Boldi

Le idee di Alessandro Vento erano come le ciliegie: una tirava l’altra. Non riusciva a “stare fermo”, con quella testa pensante sempre in movimento alla ricerca di nuovi sviluppi, nuovi prodotti e nuove soluzioni. Quei due mondi paralleli, quello del giornalismo e quello dell’informatico-imprenditore, in quella figura di un uomo sempre pronto all’azione e alla risoluzione di qualsiasi tipo di problema. Non è un caso, infatti, che i CMS più utilizzati nelle redazioni giornalistiche italiane (e non solo) siano frutto delle sue intuizioni.

LEGGI ANCHE > Il ruolo di Alessandro Vento nel giornalismo online

Ed è questo uno dei principali lasciti di Alessandro Vento, che si è spento alla giovane età di 45 anni dopo aver “lavorato nell’ombra” (per quel che riguarda il mondo esterno) per rendere il mondo del giornalismo online fruibile a tutti: dai professionisti che lavorano nelle redazioni agli utenti fruitori finali dei contenuti. Con Massimo Razzi, che lo ha conosciuto agli inizi del nuovo Millennio quando era a capo di Repubblica.it, abbiamo cercato di capire quale eredità ci ha lasciato questo uomo buono, educato, gentile e capace alle nuove generazioni e a tutto il mondo che vive, lavora e si alimenta all’interno di questo ecosistema.

Alessandro Vento e l’eredità lasciata ai giovani

Uno dei primi insegnamenti è sicuramente la reazione a qualsiasi problema gli veniva posto: «Alessandro non si spaventava mai di nulla – ha spiegato Massimo Razzi ai microfoni di Giornalettismo -. Anzi, i problemi gli generavano nuove idee per fare anche altre cose. Lui risolveva un problema per un sistema editoriale o per una app e nel risolverlo trovava altre strade per risolvere anche altre cose. Un vero e proprio vulcano di idee, in grado di trovare quasi sempre lo spunto per andare oltre ciò che è visibile. Questa descrizione può sembrare quella di un sognatore che poi non conclude, ma per Alessandro è stato molto diverso: se c’è una cosa che ha fatto nella sua vita è stato concludere molte cose in modo vincente. Per esempio, quando con D-Share lo chiamano per fare il sistema editoriale dell’Agi – la seconda agenzia italiana che in quel momento era guidata da Riccardo Luna -, lui è andato a risolvere ogni qualsiasi difficoltà. Non è un caso che l’Eni – proprietaria di Agi – comprò D-Share e lui diventò, dunque, amministratore delegato di un’azienda non più sua, ma nelle mani di un gruppo stabile e con una visione riconosciuta a livello internazionale».

A chi vanno questi insegnamenti

Ma questo non lo fermò. Alessandro Vento non era una persona che si accontentava e la sua continua ricerca di idee e stimoli lo ha portato a preferire proseguire sulla via dello sviluppo attraverso le startup. La malattia, il cancro e tutte le sue implicazioni, non l’hanno fermato. Anzi, all’inizio è arrivata quella spinta dettata dalla sua tenacia e dalla sua voglia di non rimanere immobile, dando vita ad altri progetti come Sallo!: «In un mondo in cui è importante dare vita a cose nuove, Alessandro era proprio l’ideale per fare queste cose – ha proseguito Razzi a GTT -. Aveva una tale capacità di sviluppare novità e di farlo con un ottimismo non fine a se stesso, ma basato sui fatti. Ai giovani lascia un messaggio che si potrebbe riassumere con la parola “provateci”. Perché se ci provate, alla fine, qualcosa arriva. I giovani hanno imparato sulla loro pelle che c’è poco da aspettarsi dal “posto fisso” e da cose di questo genere. Hanno la tendenza a cercare cose nuove e metterle in pratica. Come nel caso di Sallo!: si sono visti balenare il posto fisso (un aspetto quasi eccezionale nel mondo del giornalismo, ma poi purtroppo questa esperienza è finita. Ma loro sono talmente abituati a vivere la “precarietà” e non battono ciglio: dopo un mese erano lì a cercare (e trovare) altre cose».

Giovani, dunque. Le generazioni del presente e del futuro che si trovano e si troveranno ad affrontare un mondo e degli ecosistemi complessi, costituiti da dinamiche molto meno stabili rispetto al passato. Ed è proprio per questo che il lascito più importante per loro (ma anche per i più “anziani”) è l’esempio. Avere un’idea e provare a realizzarla: «Il messaggio di Alessandro cade in un terreno più fertile di quello che pensiamo. Queste generazioni, pur non essendo giusto, non hanno paura della precarietà. Non è giusto essere precari, ma se ne sono fatti una ragione, pur combattendo per un posto di lavoro corretto e ben retribuito. Alessandro ha dimostrato che tutte le cose che ha fatto è riuscite a costruirle da giovane, con le sue capacità. Guardando sempre al futuro».

Share this article