Adriano Trevisan è la prima vittima italiana di coronavirus

All’indomani della giornata in cui la situazione coronavirus nel nostro paese è precipitata arriva la notizia del primo italiano morto. Si tratta di uno dei due pazienti ricoverati nel padovano. Nella giornata di ieri si sono susseguiti gli aggiornamenti: gravi le condizioni del paziente 1, il 38enne lavoratore dell’azienda Unilever di Casalpusterlengo. I dipendenti della fabbrica si sono rifiutati di recarsi a lavoro nel pomeriggio di ieri. Intanto è arrivata anche la conferma di due contagiati in Veneto. Proprio dalla regione guidata da Zaia arriva la notizia della prima vittima italiana del coronavirus: si tratta di Adriano Trevisan, 77enne di Vo’ Euganeo.

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Chi era Adriano Trevisa, prima vittima italiana del coronavirus

Dei due contagiati nel padovano di cui abbiamo avuto notizie nella giornata di ieri, uno non ce l’ha fatta. Adriano Trevisan, 77 anni, era padre dell’ex sindaco di Vo’ Euganeo Vanessa Trevisan. Muratore ormai in pensione, l’uomo era già ricoverato all’ospedale di Schiavonia per patologie precedenti. Il decesso è giunto in terapia intensiva, dove già si trovava in condizioni critiche. L’uomo sarebbe deceduto poco dopo le 22.45 di venerdì 21 febbraio.

Sotto controllo la situazione dell’altro paziente ricoverato in Veneto

Intanto la situazione dell’altro paziente di 68 anni ricoverato nello stesso ospedale e risultato positivo rimane stabile. Come comunicato dal governatore della regione, Luca Zaia, si stanno prendendo tutte le precauzioni necessarie per evitare il diffondersi del contagio. Si sta effettuando la mappatura di tutti gli spostamenti dei due contagiati. Disposti anche tamponi per tutti i dipendenti dell’ospedale di Schiavonia, con Zaia che parla di «svuotare gradualmente l’ospedale, in maniera tale da sanificare il tutto».

Le precauzioni a Vo’ Euganeo

Nella cittadina è scattato l’isolamento. Tutte le manifestazioni pubbliche, le attività commerciali, quelle lavorative e le scuole sono state sospese. Fermi anche i mezzi pubblici. Come risultato, sono centinaia le persone che negli scorsi giorni sono venute a contatto con i due contagiati. Nessuno dei due pazienti, uno ormai deceduto, sarebbe in alcun modo andato in Cina o avrebbe avuto contatti con persone recentemente recatesi nel paese. Tra i vari accertamenti, quindi, andrà compreso come i due contagiati possano essere entrati in contatto con il COVID-19.

(Foto copertina da Pixabay)

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