Valentina Nappi e il paradosso su Twitter: «Preferirei essere stuprata che sottomessa come le femministe»

La pornoattice Valentina Nappi è arrivata ad affermare che preferirebbe lo stupro rispetto a un mondo in cui le persone non siano libere di vivere la propria sessualità come vorrebbero. Il tweet ha scatenato una serie di reazioni, la maggior parte indignate. Eppure c’è chi appoggia la porno diva e la sua visione del femminismo, a cui è da preferire lo stupro. Il movimento che ha come scopo unico l’emancipazione delle donne e che vede lo stupro come una delle peggiori colpe della società maschilista è stato accusato dalla porno diva di una serie di peccati – tra mancanze e imposizioni – in una discussione che ha acceso il web.

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Valentina Nappi e le femministe sottomesse, ipocrite e che impongono un modello di donna

Sembra un paradosso, considerato che cercando la definizione di femminismo ciò che viene restituito dalla Treccani è «movimento di rivendicazione dei diritti delle donne […] che auspica un mutamento radicale della società e del rapporto uomo-donna attraverso la liberazione sessuale e l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle donne». Che le donne, secondo il femminismo, non siano libere di vivere la propria sessualità o debbano corrispondere a un modello imposto non ha alcun senso logico e non trova alcun tipo di riscontro né storico né linguistico.

Andare contro al femminismo augurandosi lo stupro

Dov’è il senso di questo ragionamento? Il discorso è partito, come si può evincere dalla discussione scatenata dal tweet rimosso – probabilmente perché segnalato dagli utenti -, parlando dei video porno illegali, ovvero quelli caricati senza consenso, che vedono coinvolti negli atti sessuali persone minorenni o che documentano un vero e proprio stupro. Da questo discorso la Nappi sarebbe partita scaldandosi e parlando come se fosse stato affermato che ognuna delle pornostar protagoniste dei video vengono stuprate, ovvero che nessuna donna farebbe mai il lavoro di una pornostar in maniera consenziente. La Nappi avrebbe preso il semplice fatto che esista materiale pornografico illegale come un’accusa diretta alla libertà sessuale femminile. Moltissimi utenti l’hanno accusata di essere indelicata nei riguardi di chi lo stupro lo ha subito realmente.

Fare di tutta l’erba un fascio è pericoloso

Negare che esistano contenuti video in cui le donne subiscono atti di violenza o che vengono condivisi senza consenso – a pochi giorni dall’eplosione dello scandalo del gruppo Telegram con scambio di materiale perdopornografico e revenge porn – ha dell’incredibile anche per un personaggio fuori dalle righe come Valentina Nappi. Ciò che il femminismo sostiene è che tutte le donne dovrebbero essere libere di esprimere se stesse e la propria sessualità come meglio credono, a prescindere dagli uomini e dai dettami imposti dalla società patriarcale e fallocentrica in cui viviamo. Se Valentina Nappi in questa definizione legge un «modello imposto di donna», una «ipocrisia sulle donne» o una limitazione delle libertà di queste ultime il problema è suo. Suo e di tutti coloro che, al suo lamentarsi per la cancellazione di un tweet che definisce lo stupro come scelta preferibile alla privazione della libertà sessuale, hanno dato ragione alla donna arrivando addirittura a ringraziarla.

(Immagine copertina da Twitter)

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