L’udienza di oggi per le due ragazze investite e uccise a Ponte Milvio è stata rimandata

La notizia dello spostamento dell'udienza arriva nel giorno stesso in cui si sarebbe dovuta tenere

30/10/2020 di Ilaria Roncone

L’udienza per il caso di Gaia e Camilla, le due sedicenni morte dopo essere state investite nella notte tra sabato 21 e domenica 22 dicembre 2019, è stata spostata. A investire le due giovanissime è stato un ventenne, Pietro Genovese, figlio del noto regista, che si è fermato per prestare soccorso alle due seppure sia stato tutto inutile. Le due ragazze investite ponte Milvio, secondo quanto ricostruito in seguito, stavano attraversando il viadotto di Corso Francia all’altezza del McDonald’s quando è scattato il verde al semaforo che si trovava di fronte il conducente sulla strada a scorrimento veloce.

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Chiesti cinque anni per Pietro Genovese

Sulla testa di Pietro Genovese, ora che ha 21 anni, pende un’ipotesi di condanna di cinque anni di carcere. La richiesta di condanna del pm Roberto Felici per Pietro Genovese è arrivata alla fine dello scorso settembre e la requisitoria di è svolta nel corso del processo in rito abbreviato che si è tenuto. Appena prima dell’estate la procura si era opposta alla proposta di patteggiamento che prevedeva due anni e mezzo di reclusione con sospensione della pena che era stata avanzata dalla difesa.

L’incidente ragazze investite ponte Milvio si sarebbe potuto evitare

Secondo il parere degli avvocati di parte civile questo incidente si sarebbe potuto evitare: «Da quanto emerso e scientificamente ricostruito emerge che il sinistro stradale era pienamente prevedibile ed evitabile», hanno affermato. La conclusione è frutto di una consulenza tecnica depositata dagli avvocati difensori delle due sedicenni e delle loro famiglie. Le madri di Camilla e Gaia avevano commentato l’assenza di Genovese in aula: «Per noi è una sofferenza che si rinnova tutti i giorni. Il fatto che Genovese non fosse in aula un pò ci ha deluso, speravamo almeno di poterlo guardare negli occhi. Comunque siamo sereni e crediamo nella giustizia».

 

 

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