Twitter ha sospeso l’account di Erica Marsh dopo le domande dei giornalisti, ma è davvero pronto contro l’AI?

Il problema si pone soprattutto in vista delle elezioni, con possibili tecniche manipolative all'orizzonte

06/07/2023 di Gianmichele Laino

Da qualche giorno, negli Stati Uniti, tiene banco la notizia di una sorta di influencer politica che si è costruita dal nulla, senza video, senza partecipare ad alcun evento in presenza (né – in verità – da remoto), senza aver mai giocato un ruolo di primo piano nell’opinione pubblica americana. L’influencer – di cui si conosce soltanto un volto statico, di quello che si può ammirare nelle fotografie – si chiama Erica Marsh. Come abbiamo già avuto modo di raccontare in questo monografico, è riuscita a raccogliere 130mila followers comportandosi come una “orgogliosa democratica” e twittando a tutto spiano contro Trump e contro gli ambienti più conservatori, con le loro decisioni e con le loro proposte di legge liberticide. Ma un’inchiesta del Washington Post ha dimostrato che, dietro a Erica Marsh, ci sarebbe una intelligenza artificiale. In seguito alle insistenti domande dei giornalisti, Twitter ha deciso di sospendere l’account. Ma visto che Erica Marsh, corrispondendo un regolare abbonamento a Twitter Blue, poteva vantare anche il badge di verifica sul social network di Elon Musk, ecco che si pone il problema dell’inquinamento – anche a livelli molto alti di seguito – della piattaforma per quanto riguarda le questioni politiche, soprattutto dopo le grandi evoluzioni compiute dall’intelligenza artificiale.

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Twitter sospende Erica Marsh, ma la domanda è: sta facendo abbastanza contro l’intelligenza artificiale?

Negli ultimi giorni – e Giornalettismo ne ha parlato anche in un monografico dedicato – Twitter si è distinto per aver imposto un limite alla visualizzazione dei tweet, adducendo come motivazione ufficiale la lotta allo scraping dell’intelligenza artificiale. Elon Musk, in passato, si era esposto in maniera piuttosto critica nei confronti degli strumenti dell’AI. Inoltre, aveva presentato le novità di Twitter dopo la sua acquisizione come adatte a combattere e a contrastare i profili falsi sulla propria piattaforma. Perché un bot – era il suo ragionamento – dovrebbe pagare per essere un utente verificato?

Ma non aveva fatto i conti, evidentemente, con delle figure che – a quanto risulta dalle prime indagini su Erica Marsh – possano collocarsi a metà tra l’umano e l’artificiale. Qualcuno, evidentemente, ha chiesto di pagare un abbonamento a Twitter Blue per avere la spunta blu e il conseguente profilo verificato. Tuttavia, chi c’è dietro al progetto Erica Marsh ha fatto in modo che l’intelligenza artificiale generasse la sua immagine di avvenente donna bionda e ha fatto in modo che anche i suoi testi, sempre politicamente corretti, sempre pronti a cavalcare le principali tendenze politiche, sempre pronti a utilizzare gli hashtag giusti, potessero essere costruiti come “la macchina perfette” per utilizzare il social network.

Il tutto in un ambito, quello politico, che è estremamente delicato. Con l’approssimarsi delle elezioni americane (ma – in generale – con tutte le elezioni che si svolgeranno nel mondo, ai tempi dell’intelligenza artificiale), Twitter dovrebbe implementare i controlli su casi come quello di Erica Marsh (che, tuttavia, sono anche abbastanza palesi e di ampia risonanza), ma anche su account che – più in sordina – potrebbero sfruttare l’intelligenza artificiale per produrre contenuti in grado di condizionare fortemente l’opinione pubblica.

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