Twitter chiude 2000 account in Cina: “Propaganda imbarazzante”

Twitter ha chiuso più di 2.000 account collegati al governo cinese che promuovevano prove contro le accuse di violazione dei diritti umani ai danni dell'etnia uigura

04/12/2021 di Redazione

Twitter ha chiuso più di 2.000 account collegati al governo cinese che promuovevano prove contro le accuse di violazione dei diritti umani ai danni dell’etnia uigura come parte di una operazione di propaganda condotta “in maniera imbarazzante”, secondo gli esperti. Lo rivela una analisi condotta dal think-tank Australian Strategic Policy institute, citata dal Guardian, che ha preso in considerazione i 2.160 account chiusi da Twitter, che condividevano temi e contenuti in linea con le posizioni del governo cinese. È quanto ha riportato l’agenzia di stampa Agi.

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L’operazione comprendeva anche immagini, profili fake di uiguri e account falsi, allo scopo di diffondere la linea del governo cinese sulla vita nella regione autonoma, e si avvaleva di account riconvertiti, originariamente collegati alla pornografia a o soap opera coreane, e talvolta amplificati da diplomatici e funzionari cinesi, che da alcuni anni hanno aumentato la loro presenza su Twitter per difendere le posizioni di Pechino. Dei 2.160 account chiusi, la stragrande maggioranza (2.048) serviva a rilanciare la propaganda del governo sullo Xinjiang, la regione autonoma nord occidentale dove vive l’etnia uigura. Altri 112 risultavano collegati a un gruppo privato noto come “Changyu Culture”, assoldato dalle autorità locali dello Xinjiang per produrre video a sostegno della propaganda governativa. Complessivamente, sono stati individuati oltre trentamila tweet prodotti: secondo l’analisi dell’Aspi, il 97% degli account identificati aveva meno di cinque follower, e il 73% non ne aveva alcuno. Il 98% dei tweet, inoltre, non aveva like o commenti. L’operazione mirava a consolidare la base di consenso verso la narrativa di Pechino. «L’obiettivo non erano gli scettici del governo cinese», sostiene il ricercatore dell’Aspi, Albert Zhang, «ma dare contenuti a persone che credono nei media statali cinesi e sono scettici dei media occidentali».

[CREDIT PHOTO: ITALY PHOTO PRESS]

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