Twitter non è come Facebook e blocca la propaganda politica

Jack Dorsey ci dimostra che i social network non possono affrontare ad armi pari la politica. Per questo motivo, è preferibile bloccare qualsiasi forma di sponsorizzazione del genere. È la scelta che ha fatto Twitter, comunicata dal fondatore nella serata di ieri, proprio attraverso un tweet. «Abbiamo preso la decisione di bloccare il political advertising su Twitter in tutto il mondo. Riteniamo che i messaggi politici debbano essere condivisi e non comprati. Questo per una serie di ragioni».

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Twitter rinuncia alle sponsorizzazioni ai politici

Il fondatore, a questo punto, spiega quali sono state le origini di questa decisione: «Un utente deve condividere il messaggio di un politico per seguirlo: pagare per raggiungere quell’obiettivo non permette libertà nella deicsione, poiché si forzano messaggi politici altamente ottimizzati e mirati sulle persone. Riteniamo che questa decisione non debba essere compromessa dal denaro».

Jack Dorsey si è detto ben consapevole dei rischi che la pubblicità politica può avere sui social network: «Mentre la pubblicità su internet è incredibilmente potente e molto efficace per gli operatori commerciali, questo potere porta notevoli rischi in politica, dove può essere utilizzato per influenzare voti che modificano la vita di milioni di persone».

La scelta saggia di Jack Dorsey

La decisione di Jack Dorsey sembra proprio andare nella direzione di quanto ha dimostrato la puntata di Report in onda lunedì scorso, che ha portato al centro del dibattito politico un aspetto che era già stato denunciato da mesi da tutti i principali operatori della comunicazione online. Ovvero, che alcuni meccanismi d’acquisto di consensi politici attraverso i social network possono falsare la percezione del messaggio politico che si vuole diffondere.

Jack Dorsey ha fatto un passo storico verso la normalizzazione dei social network e la loro riduzione a fenomeno di intrattenimento: Twitter si chiama fuori da questa specie di contesa interna ai grandi player del social networking, diventati sempre di più cassa di risonanza per i messaggi politici, con tutte le conseguenze del caso. La scelta è saggia e andrebbe condivisa. Aspettiamo che Zuckerberg batta un colpo.

(Credit Image: © Avishek Das/SOPA Images via ZUMA Wire)

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