Cos’è il Tusmar, la legge al centro della possibile riforma di FdI sulle notizie

Le parole del Presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati devono necessariamente trovare riscontro in una norma già esistente che, dunque, deve essere modificata

08/01/2024 di Enzo Boldi

Negli ultimi giorni, in Italia si è sollevato un gran polverone per le presunte dichiarazioni di Federico Mollicone (deputato di Fratelli d’Italia e Presidente della Commissione Cultura della Camera). Si è parlato dell’intenzione di una riforma dell’informazione italiana, arrivando a pensare addirittura a una certificazione delle notizie. Parole che, nelle ore successive, sono state “smentite” dallo stesso parlamentare e dal suo partito che, però, ha citato due aspetti: la riforma del Tusmar (Testo Unico dei servizi di media audiovisivi” e radiofonici) e dell’intenzione di procedere con una stretta sul cosiddetto click-bait. Tutto facendo riferimento a una legge che, di fatto, già esiste.

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Partiamo dall’inizio. Il testo originale, ora abrogato da un successivo decreto legislativo che ha recepito una direttiva UE del 2018, nasce sotto il secondo governo Berlusconi. In realtà, stando a quando accaduto nel 2021, non si dovrebbe più parlare di Tusmar, ma di Tusma. Perché all’inizio si trattava dell’acronimo di “Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici“, ma da qualche anno – con la sua riscrittura e modifica – è più opportuno sintetizzare e modernizzare con il nome di “Testo Unico dei servizi di media audiovisivi“.

Tusmar, cos’è e come funziona la legge

Fatta questa doverosa premessa, andiamo a capire perché un’eventuale modifica/riforma targata Fratelli d’Italia (con il Presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, che ha levigato le parole riportata dal quotidiano La Repubblica) relativa alla “certificazione delle notizie” e il «giornalismo da clickbating», dovrebbe coinvolgere proprio questo testo unico. Innanzitutto, partiamo dalla genesi di questa legge: siamo nel 2005 e l’allora governo Berlusconi approvò il decreto legislativo numero 177 in cui, per la prima volta, si parla di Tusmar.

E proprio all’interno del testo del 2005, si fa riferimento ad alcuni dei doveri che deve rispettare chi fa informazione. Come quello della verità della notizia che viene fornita al pubblico radio-televisivo. Princìpi che sono stati confermati anche nell’ultima versione del Testo Unico, quella del 2021, all’articolo 6 (“Principi generali in materia di informazione e di ulteriori compiti di pubblico servizio nel settore dei servizi di media audiovisivi e radiofonici”), di cui riportiamo due punti fondamentali relativi alle garanzie della disciplina dell’informazione radiotelevisiva:

  • la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni;
  • il divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni.

Dunque, già nella decreto legislativo del 2021 che va ad aggiornare il Tusmar recependo la direttiva UE 2018/1808, si faceva riferimento ad alcuni dei princìpi deontologici della professione giornalistica, applicata – ovviamente – all’informazione radio-televisiva. E, di fatto, il secondo punto delle dichiarazioni (successive alla pubblicazione sul quotidiano La Repubblica) di Mollicone (quelle relative al click-bait) sono già presenti nel testo attualmente in vigore. Che non si occupa solamente dei servizi radio-televisivi, ma di tutti i media audiovisivi.

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