I ragazzi a Corfù senza mascherina «perché non ce l’aveva nessuno»: ma questi contagi d’importazione non indignano

Invece, si attaccano continuamente i migranti nelle strutture d'accoglienza

10/08/2020 di Gianmichele Laino

Il coronavirus e il contagio conseguente è un fenomeno che può colpire tutti. E anche il più ligio alle regole di distanziamento sociale – soprattutto in una estate afosa – può incorrere nella distrazione fatale. Non bisogna demonizzare nessuno. Per questo stride la reazione dell’opinione pubblica di fronte a due tipologie di notizie: la prima, quella che suscita scandalo, è quella della positività dei migranti che arrivano in Italia; la seconda, quella che invece non sembra importare a nessuno, riguarda giovani italiani che sono andati in vacanza in Grecia e che, al ritorno, sono risultati positivi. In più i turisti contagiati – originari di Arezzo – hanno dichiarato di non aver indossato più la mascherina a un certo punto del loro soggiorno a Corfù, perché lì nessuno ce l’aveva. Il risultato è un focolaio di 12 persone.

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Turisti contagiati: «Non abbiamo indossato la mascherina»

Un comportamento non responsabile, che è stato senz’altro superficiale, ma che andava messo in conto nella casistica dei contagi che, in questi giorni, stanno risalendo in Italia. Sebbene sia stata una leggerezza che poteva costare cara, lo ripetiamo, non è opportuno demonizzarla. E infatti non c’è stato alcun moto di indignazione sui social network, che sono diventati – purtroppo – il tribunale preliminare per tutte le vicende che riguardano la varia umanità. Non c’è stato, invece, quel moto di indignazione – fomentato dalla politica – che ha accompagnato la notizia del focolaio nell’ex Caserma di Treviso, adibita a centro d’accoglienza, o agli altri focolai che si sono sviluppati nelle strutture che ospitano migranti.

Eppure, i dati statistici sottolineano come – nell’ultimo periodo – non ci sia stata una correlazione così incisiva tra l’aumento degli sbarchi e l’aumento dei contagi. I casi di importazione sono aumentati negli ultimi giorni, ma non sono tutti collegati agli sbarchi e, in ogni caso, incidono per una percentuale decisamente minore sul computo totale. Si pensi al periodo giugno-luglio 2020: in quella fase, il numero di migranti positivi arrivato in Italia era di 99, 3,3 al giorno. In una fase in cui, il numero medio di contagi in Italia, era di circa 200 unità.

Turisti contagiati e migranti, la diversa reazione dell’opinione pubblica

Nelle ultime settimane, si è vissuto con maggiore percezione il problema degli sbarchi di persone positive al coronavirus, ma non è stata abbastanza sottolineata l’importanza dei contagi di importazione per i vacanzieri italiani all’estero, soprattutto giovani. Il coronavirus e il suo contagio è trasversale: occorre una maggiore attenzione nella gestione degli sbarchi in questo periodo (e gli attuali sistemi di accoglienza, a volte, non sembrano adeguati per contenere e isolare i casi registrati), ma è allo stesso modo opportuno esprimere delle valutazioni più assennate per le persone che, per altri motivi rispetto a quelli economici, escono dall’Italia e poi vi rientrano.

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