Trump fischiato durante la visita alla salma del giudice Ginsburg

Il presidente e la First Lady erano in visita alla Corte Suprema dove è esposta la salma della giudice che Trump vuole sostituire tra le polemiche

25/09/2020 di Redazione

Pomeriggio difficile per Donald Trump fischiato durante la sua visita alla salma della giudice Ruth Bader Ginsburg. Una situazione sgradevole e complicata per il presidente, poco abituato a sentire manifestazioni di dissenso nei suoi confronti, ma che rivela il clima di divisione e forte tensione che si respira negli Stati Uniti a cinque settimane dal voto del 3 novembre.

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Trump fischiato alla Corte Suprema con la moglie

L’immagine di Trump fischiato mentre visita la salma delle giudice Ginsburg, la cui morte ha aperto la partita della Corte Suprema che ha reso ancora più incandescente lo scontro politico negli States. E proprio le colonne all’entrata della Corte Suprema sono state il luogo del “delitto” di lesa maestà nei confronti del presidente, che per l’occasione indossava anche l’odiata mascherina che lo ha aiutato a mascherare la profonda irritazione per i fischi e i fortissimi cori che chiedevano di “votare per buttarlo fuori” dalla Casa Bianca. Un’immagine forte, che arriva il giorno dopo la clamorosa dichiarazione del presidente che si è rifiutato di assicurare che garantirà una pacifica transizione in caso di sconfitta. Parole non nuove, che hanno creato forti polemiche e costretto il Senato a votare, all’unanimità, una mozione che ribadisce e garantisce il pacifico passaggio dei poteri da un presidente all’altro. Ma soprattutto che sono arrivate al termine di un lungo sfogo contro il voto per posta nel quale Trump ha anche detto che senza quel tipo di voto non ci sarebbe bisogno di garantire la transizione perché rivincerebbe lui. Concetti che ormai il presidente porta avanti da settimane, preparando il terreno a proteste e recriminazioni sulla validità del voto in caso di sconfitta. Un piano nel quale rientra anche la corsa per la nomina last minute di un giudice della Corte suprema che sposti gli equilibri sul 6-3 per i conservatori dando maggiori garanzie nel caso di un’elezione contestata che finisca proprio sul tavolo dei giudici.

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