La Gran Bretagna fa pressione sulle big tech affinché contrastino le truffe online

La pressione sulle big tech per quanto riguarda le truffe online in Gran Bretagna aumenta così come dovrà farlo la responsabilità delle piattaforme

09/03/2022 di Martina Maria Mancassola

La Gran Bretagna costringerà le maggiori piattaforme online, tra cui Google, Facebook e Twitter ad adottare misure di sicurezza per contrastare e/o limitare le pubblicità ingannevoli a pagamento che girano sul web. Il governo britannico interviene con questa decisione dopo la richiesta da parte delle autorità di regolamentazione e dei gruppi che rappresentano i consumatori di reprimere in modo più stringente le truffe online.

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Sono sempre più le pubblicità dannose o ingannevoli, come quelle che veicolano messaggi negativi sul corpo o quelle che incentivano attività illegali come la vendita di armi, inserzioni che dovrebbero sottostare a regole e sanzioni più dure.

La stretta del governo britannico sulle truffe online

Il governo britannico ha dichiarato che il suo disegno di legge sulla prevenzione dei danni da truffe online comprenderebbe già l’obbligo per i maggiori social network di implementare le misure di protezione degli utenti contro gli attacchi digitali di criminali che si fingono celebrità o grandi aziende per sottrarre i loro dati personali e/o denaro dai loro conti bancari. Il regolatore delle comunicazioni Ofcom controllerà se le piattaforme hanno adempiuto a tale obbligo introducendo sistemi di sicurezza per bloccare e/o eliminare annunci falsi dal web. La sanzione che rischiano altrimenti da parte del governo è il blocco dei loro servizi o una multa sino a 18 milioni di sterline (24 milioni di dollari) o pari al 10% del loro fatturato annuo. Nadine Dorries, segretaria della Cultura, ha dichiarato in merito: «queste modifiche all’imminente disegno di legge sulla sicurezza online aiuteranno a impedire ai truffatori di truffare le persone con i loro sudati guadagni utilizzando annunci falsi online».

Le maggiori aziende tecnologiche, infatti, sulle cui piattaforme online si diffondono pubblicità ingannevoli, dovrebbero, secondo i legislatori britannici, rimborsare le vittime. Se da un lato, le banche hanno siglato un codice etico che prevede il rimborso delle vittime di frodi, dall’altro, non vi è alcuna regolamentazione, nemmeno di principio, che disciplini le fattispecie di truffa che si verificano sui social e su altri siti web. Mel Stride, presidente del comitato trasversale del Tesoro, aveva già dichiarato in passato a Reuters che «il governo dovrebbe guardare a qualche tipo di accordo che fa pagare chi inquina», aggiungendo che «le piattaforme online ospitano questa roba, non mettendo abbastanza impegno per eliminarla, e in effetti beneficiano finanziariamente perché stanno ottenendo i ricavi pubblicitari». Ma TechUK, organismo commerciale di rappresentanza delle maggiori aziende tecnologiche operanti in Gran Bretagna, come per esempio Facebook, Twitter e Microsoft, non ha rilasciato alcuna dichiarazione a riguardo.

Le truffe online da pubblicità ingannevole su queste piattaforme, poi, si sono duplicate durante la pandemia da COVID-19 UK Finance, ente del settore bancario, registra il record britannico di 754 milioni di sterline rubati in truffe bancarie nel primo semestre del 2021, con un aumento di quasi un terzo rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Oggi, a seguito delle intimazioni della Financial Conduct Authority (FCA), si registra l’iniziativa di molti servizi online di limitare la pubblicità di prodotti finanziari per evitare la diffusione delle truffe via web. Anabel Hoult, amministratore delegato del gruppo di campagne per i consumatori Which, ha dichiarato che «annunci fraudolenti sui social media e sui motori di ricerca causano devastanti danni finanziari ed emotivi a vittime innocenti». 

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