«Ciò che oggi su TikTok è intrattenimento potrebbe essere cultura domani», intervista a Giacomo Lev Mannheimer

Abbiamo parlato con Giacomo Lev Mannheimer, Responsabile Relazioni Istituzionali Sud Europa di TikTok, dei piani di TikTok Italia per popolare la piattaforma di contenuti che puntano a diventare la cultura del futuro

14/06/2023 di Ilaria Roncone

La scelta di Treccani e TikTok di collaborare gomito a gomito si sostanzia – per ora – nel progetto che abbiamo scelto di raccontare oggi. Alla presentazione di “Da 0 a ∞: Pionieri digitali di oggi e domani” a Roma c’eravamo anche noi e, tra gli altri, abbiamo avuto la possibilità di parlare – ascoltando l’intervento prima e di intervistandolo poi – con Giacomo Lev Mannheimer, Responsabile Relazioni Istituzionali Sud Europa di TikTok.

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«Per TikTok non sono influencer, sono creator»

Nel corso del suo intervento Mannheimer ci ha tenuto a fissare un paio di concetti con la platea: in primis, i social (TikTok) non sono uno strumento cattivo per loro natura, dipende tutto dall’uso che le persone ne fanno. Un progetto come quello con Treccani nasce con la volontà di riempire il social di contenuti di qualità che veicolino conoscenza e cultura con i linguaggi nuovi, quelli dei più giovani.

«TikTok – ci ha tenuto a specificare il Responsabile delle relazioni istituzionali – non li chiama influencer, li chiama creator: hanno un ruolo diverso, tarato sui contenuti che producono e non su chi sono. Dobbiamo valorizzare la cultura e puntare su di loro. TikTok non è solo balletti, c’è moltissima cultura dentro e quello che oggi ci sembra intrattenimento domani ci sembrerà – almeno in parte – cultura». Ciò che è emerso è che, in Italia, TikTok punta a dare valore e a far emergere quei creator che hanno dato un valore aggiunto con i loro contenuti avendo un impatto non solo social ma anche sociale. Questi sono stati scelti per diventare ambasciatori di TikTok che oggi fanno intrattenimento e domani avranno fatto cultura.

Treccani e TikTok come primo passo per fare cultura sui social

Nel corso dell’intervista a Mannheimer il focus è stato su questa direzione che ha scelto di prendere TikTok Italia. Oltre a questo progetto con Treccani, cos’altro c’è in serbo per generare un impatto positivo sulla società? «C’è un elemento che è endemico alla piattaforma: per il modo in cui funziona, per la sua capacità di portare molta viralità ai contenuti apprezzati dagli utenti, ogni giorno si trasforma e costruisce nuove esperienze di valore a livello locale. Penso, appunto, a contenuti come BookTok che – ogni giorno – vengono popolati da nuove cose, nuovi creator, nuovo valore generato».

«Poi, chiaramente, questo è quello che succede in piattaforma – ha proseguito il responsabile parlando ai microfoni di Giornalettismo – Quello che noi, come TikTok Italia, proviamo a fare è aggiungere a questo il nostro lavoro per avvicinare ulteriormente i contenuti della piattaforma al mondo esterno e viceversa. Un esempio che posso fare di una cosa che stiamo facendo, sempre in questo periodo, parte dal fatto che abbiamo notato in piattaforma come funzionino molto bene i contenuti legati all’artigianato perché probabilmente si prestano un po’ anche per la bellezza estetica dell’artigiano che fa il suo lavoro. Per questo abbiamo iniziato una collaborazione con Confartigianato che fa, appunto, rappresentanza del mondo dell’artigianato in Italia proprio per cercare di stimolare ulteriormente gli artigiani a utilizzare TikTok come strumento di veicolo del loro lavoro e, al contempo, fare emergere artigiani che già lo utilizzano per avere una diffusione maggiore ancora maggiore e diventare anche loro degli esempi nel loro settore».

Si tratta di uno schema che TikTok Italia sembra aver individuato e che, di fatti, guida l’azione del ramo nostrano del social: «In generale, questa è la chiave che cerchiamo di utilizzare: oggi con Treccani, domani con Confartigianato o con altri: trovare questo punto di equilibrio tra chi, al di fuori, può tornargli utile una piattaforma che faccia da ponte con la nostra community e – viceversa – quelli che all’interno della community producono contenuti di valore che, magari, possono ulteriormente rafforzare l’impatto che hanno fuori dalla piattaforma grazie a istituzioni come quelle con cui collaboriamo».

«Quello che cerchiamo di fare è premiare la qualità dei contenuti»

Nell’ottica di ripulire la reputazione di TikTok legata, sin dai suoi albori, a balletti e trash – e comunque a contenuti di poco spessore – si punta sulla qualità : «Ovviamente quello che cerchiamo di fare è premiare, nei limiti del possibile, la qualità dei contenuti. Non abbiamo però la pretesa di dire ai nostri utenti quello che devono fare. Chiaramente esistono, in TikTok, delle regole che sono anche molto stringenti sui contenuti che semplicemente non possono stare in piattaforma».

« Poi però – ha proseguito Mannheimer – all’interno dei confini di ciò che è legittimo che ci stia, sono gli utenti ovviamente che devono decidere un po’ i contenuti che preferiscono. Chiaramente quello che noi facciamo è lavorare per cercare di migliorare la qualità dei contenuti e di renderli sempre più interessanti perché pensiamo che poi quel tipo di contenuti sia quello che rende contente le persone che usano la piattaforma. Penso anche che questa nome di cui giustamente parli e di cui siamo perfettamente consapevoli dipenda e risalga a diverso tempo fa, nel senso che – comunque – la piattaforma ha avuto un’evoluzione molto rapida negli ultimi anni e un po’ pensiamo che ancora venga vista con gli occhi dei figli o dei nipoti di chi la utilizzava tre anni fa ma, invece, penso che una persona che scarichi e inizia a usare TikTok oggi si ritrovi un’esperienza che non è quella della nomea a cui siamo abituati. Nel tempo ho costruito il mio feed in modo che rispecchi i miei interessi». Si parla di un algoritmo educato, dunque, dall’utente che si prova a far funzionare secondo questo principio.

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