A Travaglio piace la naja: d’accordo con Salvini sulla leva obbligatoria

L’amarcord di Marco Travaglio di oggi riguarda la naja, ovvero il servizio di leva militare obbligatoria. Il direttore del Fatto Quotidiano si è detto sorprendentemente d’accordo con Matteo Salvini sulla sua proposta di reintrodurla dopo 20 anni, quando fu trovata un’intesa bipartisan in parlamento per abolirla. «Salvini è come gli orologi fermi che segnano due volte al giorno l’ora esatta – esordisce Travaglio -: finalmente ne ha detta una giusta».

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Travaglio vuole leva obbligatoria, il ricordo

Marco Travaglio si è autodefinito bamboccione, non avendo mai trascorso periodi lontani dalla propria famiglia, se non in sporadiche occasioni legate alle vacanze. Quei 13 mesi sono ricordati con affetto da Travaglio, che al momento ne contestava l’inutilità, ma che adesso – in base al suo racconto – assumono un sapore tutto diverso.

«La naja per i vivi è come la livella di Totò per i morti – scrive Travaglio -. Impone un’uguaglianza sociale destinata a restare un unicum: ricchi e poveri, studenti e lavoratori, settentrionali e meridionali, bianchi e neri e gialli vivono nella stessa caserma, svolgono le stesse mansioni, dormono nella stessa branda».

Travaglio vuole leva obbligatoria, la lode della naja

Travaglio ha dichiarato che, durante l’anno di leva militare obbligatoria, ha avuto modo di dialogare con persone molto diverse da lui, imparando a rispondere a comandi superiori spesso incomprensibili, a far parte di una comunità molto più vasta, che si spinge a definire nazione. Insomma, questo concetto – uno delle colonne portanti del populismo – si apprenderebbe proprio nel corso del servizio militare, e forse si comprende meglio – anche grazie alla sua testimonianza – il perché Matteo Salvini abbia intenzione di reintrodurlo.

«Forse la leva obbligatoria è incompatibile con il nuovo sistema di difesa – chiude Travaglio -, so però che aiuterebbe tanti ragazzi a uscire da se stessi e da quei maledetti iPhone per guardare oltre il proprio naso. E mi dispiace che i miei figli ne siano esentati».

Perché si dice naja?

Già la definizione popolare del servizio militare di leva obbligatorio, ovvero naja, dovrebbe aiutare a capire quanto questa visione sia soltanto parziale. L’espressione popolare per definire il servizio militare obbligatorio, infatti, deriva dal dialetto veneto, che utilizzava questo termine per definire la ‘razza’, con riferimento ai superiori – in senso dispregiativo – che davano ordini incomprensibili ai sottoposti. Insomma, in questo modo di dire c’era un senso di oppressione.

E pazienza se Marco Travaglio sostiene che «l’esercito di popolo e non di mercenari fosse una battaglia di sinistra». Il combattimento e la violenza, elementi verso cui spinge il servizio militare obbligatorio provocando nel soldato una estensione degli usi e costumi militari anche nella successiva vita di tutti i giorni, non sembrano ideali propri della sinistra riformista moderna.

(Credit Image: © Daniela Parra Saiani/Pacific Press via ZUMA Wire)

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