Tragedia Erasmus in Spagna, la Corte d’Appello dice sì al processo

Ci sono voluti tre anni perché le famiglie delle vittime della strage erasmus potessero sperare in un po’ di giustizia. Tre anni di archiviazioni e ricorsi per il tragico incidente avvenuto sulla autostrada A7 tra Valencia e Barcellona, dove il 20 marzo 2016 un autobus con a bordo 57 studenti si schiantò contro il guardrail. In quell’incidente persero la vita 13 studentesse, di cui 7 italiane. Ora la Corte d’Appello d’Aragona ha accolto l’ennesimo ricorso dei familiari, dando il via libera al processo.

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«Abbiamo ricevuto una mail stringata in spagnolo – ha raccontato Gabriele Maestrini, padre di Elena, una delle vittime – che ci dice solo che è stato accolto il ricorso. Non abbiamo altre notizie». Una svolta che i familiari hanno accolto «con soddisfazione» hanno fatto sapere tramite il loro legale Maria Cleme Bartesaghi, «finalmente potremo avere un processo e chiedere giustizia». A finire sul banco degli imputati è l’autista del bus, il 62enne Santiago Rodriguez Jimenez. L’uomo aveva confessato di essersi addormentato al volante: una versione supportata anche dalla scatola nera del mezzo che aveva registrato bruschi cambiamenti di velocità prima dell’incidente. Jimenez aveva però ritrattato la confessione durante un altro interrogatorio, dando la colpa al sistema frenante dell’autobus. Una ipotesi che era stata esclusa dalla ricostruzione della polizia catalana. Ci vollero sette mesi per ottenere la perizia richiesta dai familiari, alla fine della quale il perito della Procura di Amposta era arrivato alla conclusione che non fosse possibile accertare o meno il funzionamento dei freni. Negli anni sono state tre le richieste di archiviazione e gli altrettanti ricorsi presentati dalle famiglie, l’ultimo accolto dalla Corte d’Appello d’Aragona. Ora il conducente dovrà rispondere dell’accusa di omicidio colposo.

(Credits immagine di copertina: ANSA)

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