Il proprietario di Tinder Match afferma che Google permette sistemi di pagamento alternativi

Dieci giorni fa Match Group aveva citato in giudizio il colosso per abuso di potere definendo l'azione «una misura di ultima istanza»

20/05/2022 di Martina Maria Mancassola

Match Group – proprietaria di Tinder – oggi ha fatto sapere che Google gli permetterà di offrire agli utenti una scelta nei sistemi di pagamento, eliminando così il controllo di Google sui dati degli utenti. Match, come vi abbiamo già raccontato qualche giorno fa, ha citato in giudizio Google definendo l’azione «una misura di ultima istanza» per impedire che Tinder e le sue altre app venissero rimosse dal Google Play Store per non aver acconsentito di dare al colosso dell’informatica fino al 30% delle vendite. Dunque, le società che collettivamente formano Match Group facevano causa a Google per la sua manipolazione strategica dei mercati, per le promesse non mantenute e abuso di potere nel richiedere alle stesse di usare il sistema di fatturazione di Google per rimanere nel Google Play Store.

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La proprietaria di Tinder dichiara che Google le permette sistemi di pagamento alternativi

La società proprietaria dell’app di messaggistica ha dichiarato di aver ritirato la sua richiesta di un ordine restrittivo temporaneo contro Google dopo che quest’ultima ha fatto una serie di concessioni che impedirebbero la rimozione delle app di Match dal Play Store per l’offerta di sistemi di pagamento alternativi. Google non ha commentato l’accaduto, nonostante la richiesta di commento di Reuters. La causa di Match è solo una delle cause in corso contro Google, infatti sia il produttore di «Fortnite» Epic Games, sia vari procuratori generali dello stato degli Stati Uniti e altre aziende hanno agito contro il colosso informatico per sanzionare la sua presunta condotta anticoncorrenziale relativa al Play Store. Secondo la causa, Google aveva annunciato che avrebbe bloccato i download di alcune app di Match entro il 1 giugno a meno che queste non avessero utilizzato solo il sistema di pagamento di Google e le entrate condivise. Match aveva sollevato dubbi anche sulle tariffe e sulle politiche di pagamento dell’App Store di Apple.

Nell’atto depositato il 9 maggio scorso presso un tribunale della California, Match Group ha sostenuto che Google avrebbe violato le leggi antitrust federali e statali con le sue linee guida sul Play Store. Anche Apple è stata criticata per aver reso il suo App Store un «giardino recintato» con l’obiettivo di prelevare commissioni dagli sviluppatori che desiderano accedere agli utenti su iOS. Google e Apple impongono agli sviluppatori alte commissioni e controlli sugli sviluppatori di software, costringendoli a versare una somma quando vengono utilizzati i sistemi di pagamento in-app.

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