Gli Stati Uniti vogliono provare di nuovo a vietare TikTok? La storia di ByteDance e dei suoi problemi con il governo statunitense

Quali sono i precedenti tra ByteDance e gli Stati Uniti? Cosa è successo di recente? A quali provvedimenti sta lavorando il governo?

12/01/2023 di Giordana Battisti

Nel corso degli ultimi mesi i governi di alcuni Stati tra cui South Dakota, Alabama e Utah, negli Stati Uniti, hanno vietato ai dipendenti statali di scaricare TikTok, il social network cinese di proprietà di ByteDance, con sede a Pechino, sui dispositivi forniti loro dal governo. Numerosi altri Stati si sono aggiunti progressivamente alla lista, seguendo di fatto l’esempio del Nebraska, che aveva preso questa decisione già nel 2020.

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I problemi di TikTok con gli USA: TikTok è un rischio per la sicurezza?

Il timore principale dei governatori e dei politici statunitensi è che l’applicazione possa essere utilizzata dal governo cinese per accedere ai dati degli utenti negli Stati Uniti. All’inizio di dicembre Chris Wray, il direttore dell’FBI, ha espresso le sue preoccupazioni riguardanti TikTok e la «sicurezza nazionale». Wray ha spiegato che il controllo di TikTok è nelle mani di un governo, quello cinese, «che non condivide i nostri valori» e ha affermato che le preoccupazioni dell’FBI riguardavano la presunta capacità dei cinesi di controllare l’algoritmo dell’applicazione, che consentirebbe loro di manipolare i contenuti e quindi di utilizzarli per operazioni di influenza, e il presunto utilizzo di TikTok per raccogliere dati personali da utilizzare per le operazioni di spionaggio.

Lo scorso dicembre, infatti, ByteDance ha licenziato quattro dipendenti accusati di aver acceduto senza autorizzazione all’archivio dei dati degli account di TikTok di due giornaliste americane: Cristina Criddle del Financial Times e Emily Baker-White di Forbes. I dipendenti licenziati stavano indagando su una fuga di dati e informazioni che ha riguardato la società e di cui ha parlato Forbes in un’inchiesta pubblicata lo scorso ottobre: secondo quanto riferito, un team cinese di ByteDance aveva pianificato di utilizzare l’applicazione di TikTok per monitorare la posizione di alcuni cittadini americani.

Questi eventi più recenti hanno spinto il senatore del Partito Repubblicano Marco Rubio a presentare una proposta di legge per bandire TikTok dagli Stati Uniti. I membri della Camera dei Rappresenti Mike Gallagher, del Partito Repubblicano e Raja Krishnamoorthi, del Partito Democratico, hanno presentato una proposta di legge complementare alla Camera. Intanto, il Senato ha approvato all’unanimità il No TikTok on Government Devices Act,
una legge che proibisce ai dipendenti federali di scaricare o usare l’applicazione del social network cinese sui dispositivi mobili forniti dal governo degli Stati Uniti o da una qualsiasi società governativa. Questa legge è stata scritta dal senatore repubblicano Josh Hawley e deve essere approvata dalla Camera e firmata dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. La società proprietaria di TikTok sembrava volersi impegnare per arrivare a un accordo con l’amministrazione Biden: per farlo, avrebbe dovuto garantire la tutela dei dati personali degli utenti statunitensi e dimostrare che utilizzare TikTok non rappresenta un rischio per la sicurezza del Paese. Secondo quanto riferito da Reuters all’inizio di questo mese, TikTok avrebbe sospeso le assunzioni di consulenti che avrebbero lavorato per aiutare la società a raggiungere l’accordo per la sicurezza con gli Stati Uniti. Intanto il numero degli oppositori di questo accordo continua a crescere tra i funzionari statunitensi.

A giugno del 2021 il presidente Joe Biden aveva firmato un ordine esecutivo per revocare i divieti imposti dal suo predecessore Donald Trump che riguardavano le applicazioni cinesi TikTok e WeChat, un’applicazione di messaggistica istantanea. Anche Trump sosteneva che queste applicazioni rappresentassero un rischio per la sicurezza nazionale ma, di fatto, la sua amministrazione non era riuscita nell’intento di vietare TikTok negli Stati Uniti.

 

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