Nella chat The Shoah Party si mostravano anche immagini live di violenze su minori
15/07/2020 di Gianmichele Laino
La vicenda della chat sul deep web The Shoah Party era nota già a partire dallo scorso anno, quando la procura di Siena aveva avviato un’indagine partendo da alcuni messaggi che due 17enni – un ragazzo e una ragazza – si stavano scambiando proprio per parlare delle esperienze in questo gruppo. Inizialmente, si pensava che fosse la classica chat con contenuti pedopornografici, la maggior parte dei quali associati anche a simbolismi legati al nazifascismo.
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The Shoah Party, come funzionava la chat pedopornografica
Era stata una mamma di Siena che, notando il materiale all’interno dello smartphone del figlio, aveva denunciato tutto ai carabinieri della città toscana. Da lì, c’è stato un approfondimento della vicenda da parte delle forze dell’ordine, che sono arrivate a comprendere anche i meccanismi più nascosti di una chat che – a quanto pare – rappresenta un vero e proprio superamento delle logiche della diffusione dei contenuti pedopornografici.
L’inchiesta denominata Delirio, che sta andando avanti ormai da più di due anni, ha messo in luce come nelle chat avvenissero anche violenze sessuali live, con gli utenti dei gruppi che potevano addirittura interagire da remoto, facendo domande o richieste che venivano poi puntualmente soddisfatte.
I materiali che venivano condivisi nella chat The Shoah Party
Le immagini che sono state visionate dal nucleo dei carabinieri di Siena riguardano video pedo-pornografici che sono stati realizzati da minori, senza vestiti o addirittura intenti a consumare atti sessuali. Inoltre, ci sono anche video realizzati da adulti, con soggetti minorenni (anche di sesso femminile) che facevano violenze ai danni di minori e, infine, video “gore”, associati a simboli nazisti.
Ma oltre a tutto questo, l’aspetto più preoccupante è quello relativo alle cosiddette red room, ovvero delle ‘stanze’ all’interno delle quali si poteva entrare per partecipare a delle vere e proprie violenze sessuali di gruppo. «Un importante salto di qualità – hanno riferito gli inquirenti – rispetto a quanto riscontrato nella pregressa fase investigativa, che aveva focalizzato la esistenza di una chat nell’ambito della quale decine di soggetti minorenni condividevano immagini e video pedo-pornografici associati ad apologia del nazi-fascismo».