Pedopornografia e razzismo in un gruppo Whatsapp di giovani tra i 13 e i 19 anni: The Shoah Party
16/10/2019 di Enzo Boldi
Razzismo, pornografia e pedofilia. Tutto concentrato in un assurdo gruppo Whatsapp che vedeva tra i suoi partecipanti tantissimi giovani (anche tredicenni) di tutta Italia. E il nome scelto per quella chat è da brividi pari ai contenuti che si scambiavano lì sopra: The Shoah Party. Immagini di minorenni, video pornografici con protagoniste giovanissime ragazze. Il tutto condito da una dose di messaggi, meme e altre fotografie xenofobe e razziste. Il tutto è partito da Rivoli, in Piemonte, ed è diventato virale in tutto il Paese. Fino alle denuncia di una mamma di Siena che ha fatto partire l’indagine.
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Sono 25 gli indagati che facevano parte del gruppo Whatsapp The Shoah Party. Tutti giovani tra i 15 e i 19 anni (solamente uno dei ragazzi risulta essere maggiorenne), ma anche ragazzini di 13 anni che si sono salvati dall’inchiesta solamente per via della loro età che li tutela dal punto di vista penale. E in quella chat c’erano video pornografici, immagini di giovanissime donne, commenti inneggianti a Mussolini e Hitler e insulti agli ebrei.
La denuncia di una mamma e i minori coinvolti
E non parliamo di ragazzata. Se non fosse stata per una madre di Siena, quell’obbrobrio sarebbe ancora online. Quel The Shoah Party, infatti, è stato denunciato da una donna che ha trovato quei contenuti sullo smartphone di suo figlio. Preoccupata e indignata, la madre non si è limitata a redarguire il figlio, ma si è recata dai Carabinieri della cittadina toscana, dando il via a questa vasta indagine.
The Shoah Party, la vergogna che viveva su Whatsapp
I creatori del gruppo Whatsapp The Shoah Party sono due 15enni di Rivoli. L’indagine dei Carabinieri, però, ha mostrato la ramificazione di questa chat pedopornografica e razzista che ha toccato ben 13 comuni italiani tra Toscana, Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Calabria. Molti giovani erano entrati a far parte della chat, per poi allontanarsi visti i contenuti. Ma nessuno aveva mai denunciato quello che accadeva lì dentro.
(foto di copertina: Omar Marques/SOPA Images via ZUMA Wire)