La cannabis di Rita Bernardini: «Disobbedienza civile per i malati e contro le mafie» | VIDEO

Rita Bernardini continua la sua disobbedienza civile e lo fa, come da tradizione, nel suo balcone di casa dove coltiva le sue piante di cannabis. La sua battaglia, e quella del partito Radicale, resiste da anni per permettere una regolamentazione delle sostanze stupefacenti e toglierle dal marcato clandestino delle mafie che, di fatto, permettono la libera vendita di tutte le droghe, dalla cannabis all’eroina facendo enormi profitti che reinvestono in attività illegali e nella corruzione pubblica.

La prima disobbedienza civile in tema di sostanze stupefacenti: quella di Marco Pannella nel 1975

Una battaglia iniziata da Marco Pannella nel 1975 che, fumando in pubblico una “spinello” nella sede del partito Radicale, si fece arrestare per 14 giorni a Regina Coeli. La sua azione non violenta di disobbedienza civile nacque come risposta alle centinaia di detenuti che erano rinchiusi nelle carceri italiane perché scoperti a fumare marijuana. Dopo il suo arresto il governo varò un provvedimento lampo che permise la scarcerazione di moltissimi carcerati.

Una lotta – continuata negli anni – fino ad oggi, per combattere a favore dei diritti dei malati. Nonostante la legge del 2007 permetta infatti alle persone affette da alcune patologie definite (come la Sla) di curarsi legalmente e gratuitamente all’interno del Servizio sanitario regionale con la cannabis terapeutica, l’estrema difficoltà ad ottenerla rende di fatto impossibile usufruire di questo diritto. «La Direzione Nazionale Antimafia, continua Rita Bernardini, sostiene da anni che i consumatori di cannabis siano così tanti da rendere di fatto impossibile reprimere il fenomeno: è una guerra che sanno di perdere in partenza. Sono stati loro stessi a proporre al Parlamento la possibilità di regolamentare la produzione e la vendita di marijuana, sono stati inascoltati».

La repressione di questo governo farà aumentare i reati piuttosto che la sicurezza

«Certo, con il nuovo governo il problema della legalizzazione della marijuana non solo è scomparso ma è aumentata la repressione persino sulla cannabis legale che non ha principio attivo drogante», aggiunge Rita Bernardini. L’attuale politica, continua, non solo ha portato danni all’economia della cannabis “light” che era riuscita a togliere molti consumatori dal mercato illegale, ma non funziona affatto nella lotta alla piccola e grande criminalità che continua a ingrossare i suoi profitti investendoli in attività legali e quindi nella corruzione».

«Abbiamo sentito dire da questo governo che le persone devono marcire in carcere, abbiamo sentito dire si butta via la chiave, che se uno rimane in carcere deve rimanerci fino all’ultimo giorno, ma è provato, dati alla mano, che chi sconta interamente la sua pena in carcere tornerà a delinquere al 90%». Una strategia, quella della “faccia feroce”, che sarà sì in grado di aumentare i voti alle elezioni ma anche – e soprattuto – reati e delitti.

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