Le telecamere di centinaia di cittadini italiani hackerate (e le immagini private vendute online)
Un'operazione di Polizia Postale ha sgominato una banda che era riuscita a entrare in possesso dei video e delle foto immortalate anche dalle telecamere utilizzate per la video-sorveglianza nelle abitazioni
09/06/2022 di Enzo Boldi
Erano riusciti ad accedere ai quei contenuti ripresi in diretta (e immortalati) dei sistemi di sicurezza domestici per immagini. E, dopo aver fatto ciò, hanno raccolto video e fotografie di privati cittadini nelle loro abitazioni (ma anche in ufficio, in alberghi, in piscina o nei centri sportivi) e li hanno messi in vendita online. Una storia che sembra essere tratta da un film, ma che è realmente accaduta in Italia, dove la Polizia Postale di Milano ha sgominato la banda della telecamere hackerate.
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Sono undici le persone attualmente indagate a cui vengono contestati i reati di associazione per delinquere e accesso abusivo a sistema informatico. Per il momento, in attesa di comprendere meglio la natura dei contenuti messi in vendita sul web, non si parla ancora di “diffusione di materiali pedopornografici”, ma l’ipotesi degli inquirenti è che scavando si potrebbero trovare anche contenuti privati e intimi relativi a minori. Perché sulle varie piattaforme utilizzate per condividere questo materiale illecito (dalle vetrine Telegram a quelle su VKontakte) c’era un vero e proprio menù a disposizione dell’utente-cliente che, versando una cifra pari a 20 euro, poteva accedere a un archivio di video e foto hackerate dalle telecamere di videosorveglianza collegate a internet: Appartamenti, spiagge nudisti, hotel, palestre, piscine, nightclub, bagni. E c’era anche un’offerta premium: pagando di più, infatti, si poteva ottenere la chiave d’accesso per visualizzare in diretta le immagini immortalate dalla telecamere prescelta.
Telecamere hackerate e immagini private vendute sul web
Ma come sono riusciti ad hackerare le telecamere private di centinaia di italiani? La storia recente insegna che questa non sia una classica missione impossibile. Basti pensare che il collettivo Anonymous è riuscito a violare i sistemi di sicurezza del Cremlino ed entrare in possesso delle immagini delle telecamere a circuito chiuso. Questo, per la natura di quella tecnologia, è uno step ulteriore e più difficile. Sempre Anonymous, però, era riuscito ad accedere alle telecamere dei privati cittadini, con tanto di piattaforma per condividere online quei video in diretta. Perché le telecamere collegate a una rete internet attraverso Wi-Fi sono le più sensibili da questo punto di vista.
Un hacker, infatti, con un attacco brute force (ma anche spoofing) può – dopo aver individuato la rete sensibile – simulare l’identità stessa di quella rete Wi-Fi e agire al suo interno. Questo vuol dire che, una volta completato questo processo, si possono gestire tutte le informazioni collegate e correlate ai device che fanno parte di quella rete. E, in attesa del prosieguo delle indagini, sembra essere questa la dinamica che ha portato a quelle centinaia di telecamere hackerate in tutta Italia.