Tav, le telecamere nel tunnel: «Se non si completa, serviranno 7 anni per chiudere le gallerie» | VIDEO
13/02/2019 di Redazione
Le telecamere di Servizio Pubblico entrano nel cantiere Tav di Saint-Martin-La-Porte. Il giornalista Guido Ruotolo, accompagnato da Maurizio Bufalini, direttore generale di Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin), esplora il cantiere dell’alta velocità. E smentisce chi, come Luigi Di Maio, aveva parlato di un’opera ‘mai iniziata’. Il Telt è il consorzio italo-francese che si occupa della realizzazione dei lavori sul lato transfrontaliero. Servizio Pubblico è entrato nei 7,4 chilometri del tunnel di base. Il famoso pomo della discordia.
Tav, le telecamere di Servizio Pubblico nel cantiere di Saint-Martin-La-Porte
Il cantiere sta procedendo. Al momento, le tensioni politiche sembrano lontane. Quello che più preme il team del Telt è andare avanti con le sonde, con le rilevazioni, con quei meccanismi d’analisi idrogeologica necessari per realizzare la galleria dove dovrebbero passare i convogli dell’alta velocità che da Torino porteranno a Lione.
Funziona così: la perforazione non può avvenire in un’unica soluzione. Il via libera – spiega Bufalini – viene dato esclusivamente quando vengono fatte le rilevazioni sui successivi 40 metri di galleria. Un’operazione delicata, di pazienza, portata avanti da manovalanze esperte.
«Sette anni per chiudere le gallerie del Tav»
«Nel caso in cui si dovesse decidere di non proseguire con i lavori – ha affermato Bufalini a Servizio Pubblico – i 25 o 26 chilometri di galleria non potranno essere lasciati come sono. Non puoi fare come con una cantina, dove chiudi e te ne vai. Se non si completa la Tav, serviranno 7 anni per chiudere le gallerie: su questa montagna ci sono vari paesi che non possono vivere con una galleria sotto ai piedi che, se vuota, potrebbe crollare. Si dovrebbe studiare una soluzione progettuale di riempimento delle gallerie, fare degli appalti, ottenere le autorizzazioni in Italia e Francia per trovare il materiale di riempimento e poi avviare la richiusura».
Intanto i lavori vanno avanti. Ogni giorno che passa è una tappa di avvicinamento in più, al momento, per la realizzazione finale dell’opera. Tra le maestranze, ci sono anche tanti lavoratori italiani. Guido Ruotolo ne intercetta uno, calabrese di origine e residente a Torino: «Speriamo che i lavori andranno avanti – dice -, qui si lavora in sicurezza. Ma se le cose non dovessero funzionare, c’è il rischio di perdere il lavoro».