«Tamponi dai veterinari? Perché non dagli estetisti o massaggiatori»
La risposta del sindacato infermieri italiano, Nursing Up, dopo la proposta di Zaia
05/11/2020 di Enzo Boldi
La proposta avanzata mercoledì da Luca Zaia, e ribadita nel corso della consueta conferenza stampa di oggi, ha fatto molto discutere: i tamponi dai veterinari per alleggerire le pressioni nei centri specializzati (pubblici e privati). Polemiche che si sono susseguite nel corso delle ore e che hanno trovato anche la replica di Nursing Up, il sindacato italiano degli infermieri. Con ironia, il Presidente nazionale Antonio De Palma ha invitato il governatore del Veneto a chiedere anche a massaggiatori, estetisti e logopedisti. Ovviamente si tratta di iperboli, ma che sottolineano come questa richiesta sia considerata priva di senso.
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«Proporre ai veterinari di fare i tamponi per il Covid è stata una ‘sparata’ incongruente ed irrazionale, oltre che illegale – dice Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato infermieri italiano, Nursing Up -. Caro presidente Luca Zaia, per coprire meglio e più in fretta il territorio, estenda l’invito a estetisti, massaggiatori, logopedisti , e perché no, anche ad architetti, ingegneri, chimici».
Tamponi dai veterinari, la risposta del sindacato infermieri Nursing Up
«Si continua a fare finta che in Italia non ci siano gli infermieri, cioè quelli che in ogni ospedale e in ogni ‘drive in’ sono deputati a fare i tamponi – spiega ancora il Presidente nazionale di Nursing Up -. Con tutto il rispetto per i veterinari, che hanno già declinato l’invito ricordando che commetterebbero un abuso di professione sanitaria, io credo che la nostra proposta, avanzata lo scorso 23 ottobre, sia più che mai valida. E per di più, immediatamente attuabile».
Serve altro personale?
La proposta dei tamponi dai veterinari, dunque, viene rispedita al mittente. E i motivi sono abbastanza palesi: «Repetita iuvant. I tamponi si possono fare con l’aiuto dei 450 mila infermieri italiani, dai liberi professionisti a quelli che operano nelle strutture del SSN, che non sono impegnati H24 e che potrebbero essere semplicemente autorizzati a svolgere attività libero professionale. Collaborando con le 20 mila farmacie italiane potrebbero fare test rapidi per il Coronavirus e condurre uno screening a tappeto su tutto il territorio nazionale. Coinvolgere farmacisti e infermieri significherebbe alleggerire in modo considerevole il lavoro delle strutture sanitarie e individuare i soggetti positivi».
(foto di copertina: da Pixabay)