I calciatori non vogliono il taglio degli stipendi a causa dell’emergenza coronavirus votato dai club di Serie A

Una volta saputo della decisione della Lega di Serie A del taglio stipendi dei calciatori del 33% nel caso di una mancata ripresa del campionato e del 17% nel caso della chiusura della stagione, l’Aic – Associazione italiana calciatori – ha tuonato: «Una decisione vergognosa». Sono sulle barricate i calciatori, dopo che i presidenti delle squadre di calcio di Serie A hanno preso una decisione comune sul taglio degli stipendi.

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Taglio stipendi, i calciatori protestano: «Decisione vergognosa»

Tutti i club di Serie A, fatta eccezione per la Juventus che ha raggiunto un accordo separato con i suoi tesserati, hanno votato per la riduzione delle retribuzioni causate da questo lungo periodo di stop dovuto all’emergenza coronavirus. L’ultima partita di Serie A si è disputata, infatti, lo scorso 10 marzo. Da quella data, i calciatori non sono più scesi in campo nemmeno per allenarsi. La riduzione dello stipendio ai calciatori serve a dare ossigeno ai club che, in caso di mancata conclusione della stagione, perderanno complessivamente 700 milioni di euro e che, anche in caso di ripresa, hanno già rinunciato a 220 milioni di euro.

Ma i calciatori si stanno mettendo di traverso. Il vicepresidente dell’Aic, Umberto Calcagno, ritiene che questa decisione sia destinata a pesare esclusivamente sulle spalle dei tesserati di serie A: «È chiara l’indicazione che si vuol far pagare solo ai calciatori gli eventuali danni della crisi. L’unica parte rilevante del comunicato della Lega – prosegue – è l’inciso con cui si dice che le squadre dovranno negoziare le modifiche contrattuali con i singoli giocatori».

Si annuncia il muro contro muro sul taglio stipendi Serie A

Infatti, nel comunicato seguito alla riunione plenaria di Lega di oggi – presieduta da Dal Pino e De Siervo – i club si sono riservati di pattuire con i singoli calciatori le cifre della riduzione dello stipendio e le voci di entrata che saranno riviste al ribasso (compresi i premi promessi per i risultati sportivi raggiunti). Insomma, si va verso un muro contro muro: i calciatori si erano detti disposti a rinunciare al massimo a una sola mensilità. Mentre invece la decisione della Lega riguarderà un range tra le due e le quattro mensilità.

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