Le squadre di Serie A non vogliono pagare lo stipendio del mese di marzo ai calciatori

Cosa sono, del resto, i calciatori se non dipendenti di un’azienda? E cosa succede loro se questa azienda, come le tante che stanno chiudendo in questo periodo a causa dell’emergenza coronavirus, appare in difficoltà? Esattamente quello che succede agli altri. Le società di Serie A, infatti, sembrano aver preso la loro decisione: per il mese di marzo non vorrebbero pagare i giocatori. Lo hanno comunicato all’Assocalciatori, il sindacato che si occupa delle tutele delle stelle del calcio (e non solo).

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Stipendi Serie A, le squadre non vogliono pagare marzo ai calciatori

Le perdite stimate per questo stop forzato ai campionati nel corso dell’emergenza coronavirus si aggirano intorno ai 500 milioni di euro in tutta la Serie A. Singolarmente, a seconda dei casi, queste perdite vanno a influire sugli stessi bilanci delle società di calcio. Per questo motivo, i vari presidenti – di concerto con i vertici della Lega – stanno pensando a delle strategie per contenere i danni. La prima soluzione individuata sarebbe quella di congelare gli stipendi dei calciatori nel mese di marzo.

Una cifra significativa se si considerano gli ingaggi stellari dei giocatori, che – da quando è iniziata l’emergenza – non solo non scendono in campo, ma non svolgono nemmeno gli allenamenti con la squadra. Dunque, verrebbero meno diversi punti che li legano alla retribuzione mensile, senza alcuna copertura assicurativa che potesse prevedere una calamità naturale limitante nelle varie attività.

Stipendi Serie A, si annuncia un braccio di ferro

In questo momento, forse, il calcio italiano sta attraversando uno dei punti più bassi della sua popolarità. Anche l’effetto Calciopoli non era stato così dannoso, a livello di immagine, per il movimento. Ricordiamo che nello stesso anno la nostra nazionale vinse i mondiali e, dunque, fece da contraltare allo scandalo peggiore che abbia mai attraversato il nostro calcio. Qui, invece, non ci sono appigli. Il campionato è fermo dopo aver provato, ostinatamente, ad andare avanti fino alla fine, mettendo a rischio la salute pubblica e quella dei propri calciatori. Anche la Uefa, che ha tentennato non poco nel rinviare le competizioni continentali, ha contribuito ad aumentare la sfiducia nel sistema. A questo si vanno ad aggiungere le cosiddette ‘fughe’ dei calciatori all’estero, alcuni dei quali anche in quarantena. Insomma, non proprio un bello spettacolo.

Sarebbe uno spettacolo ancora peggiore se i calciatori non risentissero, come tutti gli altri dipendenti, della crisi economica che sta attraversando il calcio. Non bastano le iniziative di solidarietà a migliorare l’immagine: una iniziativa di contrasto allo stop agli stipendi potrebbe rappresentare un colpo letale per la Serie A. Una mensilità in meno farebbe risparmiare alle società dai 2 milioni di euro del Verona ai quasi 30 milioni di euro della Juventus. Una sorta di pax che permetterebbe di superare il momento complesso e non preventivabile del calcio italiano.

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