Ma con il taglio dei parlamentari siamo nella quarta Repubblica o nella seconda?
07/10/2019 di Gianmichele Laino
Se 345 parlamentari non verranno più eletti dopo il voto di domani (molto difficile che ci possa essere un referendum costituzionale nei prossimi tre mesi, vista la grande popolarità della riforma), andrebbe in porto la prima riforma costituzionale dal 2001 (la parziale revisione del Titolo V della Carta Fondamentale). Una riforma, quella del taglio parlamentari, non di poco conto perché andrebbe a modificare l’assetto del Parlamento italiano, con una sforbiciata orizzontale di deputati e senatori.
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Taglio parlamentari: l’inizio della Quarta Repubblica?
Oggi, in aula alla Camera, la maggioranza ha trovato un accordo: il taglio verrà approvato domani, con l’ultima votazione. Il Movimento 5 Stelle esulterà per la sua personale vittoria, si aspetteranno i tre mesi che saranno accompagnati da una lunga riflessione istituzionale in merito alle modalità per attuare al meglio questa riforma e, soprattutto, entro dicembre si proverà a presentare una legge elettorale che possa recepire i tagli ai parlamentari.
Sulle ipotesi di questa legge elettorale nuova – che andrà a sostituire il Rosatellum – c’è ampio dibattito: il Movimento 5 Stelle e una parte della sinistra sarebbero favorevoli a un ritorno al proporzionale puro, ma su questo punto si devono registrare le perplessità di Nicola Zingaretti. Ci sarà tempo e modo, tuttavia, per riflettere sulla legge che porterà gli italiani alle urne verosimilmente nella prossima tornata elettorale.
Taglio parlamentari, come si scandiscono le repubbliche in Italia
L’argomento di riflessione più urgente è un altro. In Francia, solitamente, a ogni passaggio costituzionale si inaugura una nuova stagione. Da qui, il computo sulle ‘Repubbliche’, con la vita politica che viene scandita da ogni modifica della Carta fondamentale. Vista la difficoltà che si è sempre avuta in Italia sui vari passaggi di riforme (l’iter aggravato complica maledettamente le cose e i calcoli della storia), si è scelto di adattare l’alternanza dei periodi della Repubblica agli eventi della cronaca.
Così il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica venne scandito da Tangentopoli. Mentre la cosiddetta Terza Repubblica sarebbe nata con l’avvento di internet e l’ingresso in Parlamento del Movimento 5 Stelle, con la sua voglia di innovazione e di aprire scatolette di tonno. Quest’ultimo passaggio, secondo alcuni politologi, sarebbe stato definito anche dall’impiego di una nuova legge elettorale.
In realtà, il passaggio da una Repubblica a un altro può davvero dirsi compiuto soltanto in occasione di un significativo cambiamento nella Costituzione. Questo attuato dal Movimento 5 Stelle e dai partiti che l’anno votato (nella sua prima parte la Lega, nel miglio conclusivo il Partito Democratico) potrebbe essere il primo, vero spartiacque per il cambiamento del sistema.
Resta comunque una riforma costituzionale monca, non invasiva come quella prevista da Matteo Renzi nel 2016. Comunque, vedere 345 parlamentari in meno rappresenterà uno shock per il sistema italiano, di certo molto più forte della supposta Terza Repubblica nata con l’ingresso dei pentastellati in Parlamento. Anche perché il taglio dei parlamentari potrebbe nascondere problemi di rappresentatività di ampie fette di elettorato. Forse stiamo davvero entrando in una Quarta (o in una Seconda, visto che le altre due non ci sono mai state sul serio?) Repubblica senza accorgercene.
FOTO: ANSA /RICCARDO ANTIMIANI