Swascan sugli attacchi DDos di NoName: «Non è ciò che fanno ma i potenziali legami statali che hanno»
Considerata la recente offensiva DDoS sferrata ai danni di Atac e di altri siti istituzionali italiani, abbiamo interpellato gli esperti di Swascan rispetto all'azione di NoName e alla sua pericolosità
23/03/2023 di Ilaria Roncone
NoName è un attore da temere? Considerati gli attacchi che ha condotto negli scorsi mesi e quelli più recenti, ce lo siamo chiesto e lo abbiamo chiesto a Swascan (Cyber Security Company, prima azienda di Cyber Security Italiana proprietaria di una piattaforma di Cyber Security Testing e Threat Intelligence, oltre ad un centro di eccellenza di Cyber Security Research). La compagnia ci ha chiarito non solo l’azione di NoName ma anche le implicazioni mediatiche che hanno (o non hanno) questo tipo di attacchi. Swscan su NoName ci ha anche tenuto a confermare che proteggersi dagli attacchi DDoS – come abbiamo approfondito in un altro articolo del nostro monografico di oggi – non sia così tanto difficile.
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Swascan su NoName: «Devono allarmare i potenziali contatti che gruppi come questi possono avere con entità statali»
«Se guardiamo ai trascorsi degli ultimi 12 mesi, Noname risulta essere solo l’ultimo dei collettivi pro-Mosca protagonisti di attacchi DDoS contro l’Italia – ha affermato un portavoce di Swascan ai microfoni di Giornalettismo -. Prima di loro si erano già manifestati gli altrettanto temuti Legion o Killnet, attivi in diverse fasi precedenti».
«Ma, nomi a parte, ciò che deve allarmare sono i potenziali contatti che gruppi come questi possono avere con entità statali alle loro spalle. L’obiettivo dei collettivi è sempre stato chiaro fin dalla loro comparsa: protesta e atti dimostrativi per portare avanti l’agenda politica dello schieramento da loro sostenuto e per diffondere insicurezza e malcontento nella popolazione del Paese preso di mira», prosegue Swascan.
In conclusione, «più queste azioni hanno eco nell’opinione pubblica, più la loro reputazione – in un certo senso – aumenta. Di contro, senza ritorno mediatico il loro potere si affievolisce. Forse è qui che si cela il vero rischio: non gli attacchi DDoS che al momento impiegano, quanto la possibile escalation derivante dal progressivo minor ritorno che questi stanno generando».
«Esistono strumenti ad hoc per difendersi dagli attacchi DDoS»
Difendersi dagli attacchi DDoS – solo una tipologia nell’ampio panorama degli attacchi hacker che vengono sferrati per questioni legate a equilibri socio-politici o per estorsione di denaro – non è così difficile e lo conferma anche Swascan: «Dipende sempre dal volume e dall’intensità dell’attacco, ma in ogni caso parliamo di azioni che non hanno durata prolungata nel tempo a differenza di altre tecniche ben più devastanti. Esistono comunque strumenti ad-hoc per la difesa dagli attacchi DDoS che – uniti ad una capillare attività di Threat Intelligence – possono fare la differenza».