#StopAccordiconlaLibia: la mobilitazione di Possibile per risvegliare la coscienza del governo

29/10/2019 di Enzo Boldi

Mentre c’è un Luigi Di Maio che sottolinea come non sia una vergogna dire «non possiamo accoglierli tutti», c’è anche un Matteo Salvini che torna a parlare a suon di tormentoni parafrasando un concetto già espresso in passato: «È ricominciata la pacchia». Durante queste disquisizioni politiche (solo perché fatte da attori politici), il nostro governo, quello che doveva segnare una discontinuità nei confronti del recente passato, ci ha messo 11 giorni per consentire ai 104 migranti salvati dalla Ocean Vikings di metter piede sul suolo italico. La loro destinazione è Pozzallo. Una boccata di ossigeno per una situazione arrivata all’ipossia. Una triste vicenda che parte dalla Libia, quello Stato che gestisce i campi profughi (con violenze e torture) grazie anche ai soldi versati dall’Italia per un vecchio patto firmato nel 2017. Ora, qualora nessuno ponesse il minimo dubbio su quanto sia sbagliato questo accordo, il tutto si rinnoverebbe automaticamente alla mezzanotte del 3 novembre prossimo. Possibile ha avviato una mobilitazione chiedendo lo Stop accordi con la Libia.

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«Abbiamo visto che ci sono stati trafficanti di esseri umani che si sono seduti ai tavoli del potere – ha detto Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, a Giornalettismo -. Vediamo ogni giorno immagini, ascoltiamo testimonianze di violenze e torture che si perpetrano all’interno di quei campi in Libia che lo stesso governo italiano finanzia dopo gli accordi del 2017, ma che lascia gestire al governo libico e al suo ministero dell’interno». Una gestione che, come appare evidente, è del tutto al di fuori dei basilari diritti umani che quel patto tra Italia e Libia aveva posto come elemento cardine.

Stop accordi con la Libia

Ma non è così. «Noi siamo complici di tutto quello che accade lì – ha proseguito Beatrice Brignone -. Basterebbe leggere quel Memorandum per capire quanto possa esser sbagliato quel che accade in quei campi e come siano gestiti senza alcuno scrupolo e al di sopra dei diritti umani. C’è tempo fino al 3 novembre per alzare la mano e chiedere la rinegoziazione, altrimenti il 2 febbraio scatterà il rinnovo automatico di quell’accordo. Tutto come è ora».

La rinegoziazione va fatta entro il 2 novembre

Possibile ha avviato una mobilitazione per risvegliare le coscienze che si addormentano troppo facilmente quando qualcosa di grave accade fuori dal proprio radar e dai propri interessi. Su Twitter è stata lanciata la campagna «Stop accordi con la Libia», marchiata con l’hashtag #StopAccordiConLaLibia diventato subito trending topic. Una mobilitazione per chiedere al governo di alzare la mano e dire basta a un sistema nato male e finito ancor peggio nel corso degli anni. Un memorandum alla Ponzio Pilato in cui il nostro Paese ha scelto la via del «me ne lavo le mani» lasciando alla Libia, dietro lauto compenso (economico, di mezzi e di formazione), la gestione di quegli esseri umani che vengono privati di qualsiasi minimo diritto. Per questo c’è tempo fino alle 23.59 del 2 novembre prossimo per dire Stop accordi con la Libia.

(foto di copertina: ANSA/ZUHAIR ABUSREWIL)

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