Per la Fondazione Gimbe non è opportuno prorogare lo stato d’emergenza

È opportuno prolungare lo stato d’emergenza oltre il 31 luglio? Secondo la Fondazione Gimbe questa misura non avrebbe senso per una serie di motivi, a partire da quello dell’attuale situazione sanitaria in Italia, fino ad arrivare al peso psicologico che una decisione di questa portata potrebbe avere. Inizialmente, il governo aveva pensato di prolungare lo stato d’emergenza – potendo quindi continuare a operare attraverso i dpcm o altre misure legislative di respiro molto più breve – fino al 31 dicembre. L’opzione, tuttavia, era stata riconsiderata, passando a un periodo più a corto raggio, con data ultima il 31 ottobre.

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Stato d’emergenza, la Fondazione Gimbe sostiene che non sia necessario prorogarlo

Secondo la Fondazione, tuttavia, non è opportuno andare oltre il 31 luglio. Secondo il presidente Nino Cartabellotta, una discussione di carattere tecnico come dovrebbe essere quella legata allo stato d’emergenza viene ridotta a un problema di carattere politico, con contrapposizioni ideologiche sull’argomento.

Per Gimbe, infatti, lo stato italiano ha tutti gli strumenti necessari per operare, in via ordinaria e senza la proroga dello stato d’emergenza, anche nel caso in cui – nel periodo autunnale – la pandemia dovesse ripresentarsi.

«La maggior parte delle misure per gestire la pandemia sono già state attuate – si legge nella nota di Gimbe -; le differenze regionali del quadro epidemiologico non giustificano uno stato di emergenza nazionale; anche nel peggiore degli scenari eventuali criticità future possono essere gestite con strumenti legislativi che coinvolgono il Parlamento. Inoltre, dal punto di vista sanitario, il Ministro della Salute può disporre ordinanze urgenti, in materia di igiene e sanità pubblica e di polizia veterinaria, con efficacia estesa all’intero territorio nazionale o a parte di esso».

Stato d’emergenza, gli aspetti sanitari e sociali

Gimbe prende in considerazione anche gli aspetti sanitari: la considerazione, infatti, che viene messa sul tavolo è che l’Oms opera ancora in regime di pandemia e, al di fuori dei confini italiani, la situazione è tutt’altro che rientrata. Per questo, potrebbero anche esserci i presupposti per un prolungamento dello stato di emergenza, se non fosse per il fatto che al momento la situazione in Italia sembra essere sotto controllo e che, eventualmente, un nuovo periodo critico potrebbe ravvisarsi soltanto nel mese di ottobre, per la sovrapposizione al coronavirus degli altri virus influenzali. La Fondazione, inoltre, non esclude l’impatto psicologico sui soggetti più deboli che il prolungamento dello stato d’emergenza potrebbe comportare.

«Le nostre analisi indipendenti – ha concluso Nino Cartabellotta – suggeriscono che non è opportuno prorogare lo stato di emergenza, perché non esistono più condizioni sanitarie attuali o imminenti che lo giustifichino. Peraltro, l’uscita del Paese dallo stato di emergenza permetterebbe al Parlamento di riappropriarsi del suo ruolo legislativo. Il Governo, in ogni caso, potrebbe rivalutare più avanti la necessità di uno stato di emergenza nazionale, in relazione all’andamento della curva dei contagi, alla capacità di gestione dell’epidemia e alla reale necessità di tutelare salute pubblica e libertà individuali con strumenti “più agili”. Peraltro, presentarsi agli appuntamenti elettorali di settembre sotto uno stato di emergenza nazionale, aumenterebbe le tensioni politiche e potrebbe influenzare i risultati delle consultazioni stesse».

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