In che cosa consiste “Squid Game: La sfida” e quali controversie sono emerse
Tra controversie e riflessioni di psicologi ed esperti in merito, le ragioni per cui Squid Game: La sfida non sia un contenuto adatto a un bambino di 7 anni devono essere analizzate
05/12/2023 di Ilaria Roncone
La questione dell’opportunità di visione da parte dei bambini di un contenuto come Squid Game: La sfida è stata posta in Italia da Fondazione Carolina ma, a ben vedere, anche all’estero (dove La sfida ha scalato le classifiche Netflix in moltissimi Paesi, compreso il Regno Unito) ci si pone una serie di dubbi in merito. Partendo dalla definizione di quello che si vede nel gioco e dai suoi meccanismo, occorre fare una serie di riflessioni utili a comprendere il senso della richiesta di spostare l’età in cui si può visionare il contenuto (rimanendo consci, ovviamente, che le clip più violente girano sui social e sono alla mercé di bambini di qualunque età se il controllo genitoriale non è presente) più in là dei 7 anni attualmente stabiliti da Netflix. Tutto questo a partire, tra le altre cose, dalle controversie nate nella gestione e nelle riprese stesse dello show.
LEGGI ANCHE >>> Netflix consiglia la visione del reality “Squid Game: La sfida” dai 7 anni in su
Le controversie su Squid Game: La sfida
«Attraverso una serie di giochi, ogni giocatore sarà spinto ai propri limiti e costretto a chiedersi fino a che punto si spingerà per vincere, con alleanze opportunistiche, strategie spietate e tradimenti tempestivi da seguire»: questa la presentazione dello show. C’è tutto quello che caratterizza la serie Squid Game meno, ovviamente, l’eliminazione fisica se si perde nel gioco. La replica dei giochi è praticamente identica. 456 concorrenti da tutto il mondo si affrontano, in questo reality game, in tipici giochi per bambini coreani diventando numeri, venendo controllati quando dormono e vedendosi razionato il cibo, sorvegliati costantemente da guardie col volto coperto che non parlano.
Sulla carta per molti è risultato eccitante, ma già dall’inizio di quest’anno sono cominciate le prime controversie. Nel febbraio 2023 alcuni partecipanti hanno definito «disumane» le condizioni sul set. All’epoca Variety ha intervistato alcuni concorrenti, i quali hanno evidenziato come durante le riprese nel Regno Unito ci siano state ondate di freddo che hanno portato alcuni di loro ad avere bisogno di cure mediche. Il primo a evidenziare cosa fosse successo, dopo che le riprese erano finite e che i concorrenti (non pagati per partecipare) avevano potuto raccontare la loro esperienza “glaciale”, è stato il The Sun. Alcune delle frasi attribuibili ai concorrenti riportare dal giornale: «Era come una zona di guerra. La gente se ne è andata in lacrime»; «Anche se si manifestasse l’ipotermia, le persone sarebbero disposte a restare il più a lungo possibile perché c’erano in gioco molti soldi».
A Variety un concorrente britannico ha detto che sembrava di essere in uno «spettacolo di sopravvivenza di Bear Grylls» e che lui stesso ed altri concorrenti probabilmente non sarebbero «andati fino in fondo» se la produzione «ci avesse detto che sarebbe stato così freddo». Il contesto era un gioco in cui «è stato detto che il gioco vero e proprio avrebbe richiesto circa due ore per giocare e sparare, ma invece per alcuni contendenti questo si è trasformato in un calvario di quasi sette ore».
La produzione ha negato sia che il gioco sia stato truccato sia le «affermazioni di gravi danni ai giocatori», definendole «semplicemente false».
Si tratta di intrattenimento etico?
Questa è una domanda che in molti si sono posti. Questi pareri – da quelli di psicologi a quelli di esperti di televisione e intrattenimento – sono stati raccolti in un recente articolo di BBC Culture. La psicologa Pamela Rutledge, in un articolo su Psychology Today, si è chiesta se lo show possa essere definito «eticamente discutibile» poiché «trasforma la serie originale, dove la violenza era un invito all’azione contro la disuguaglianza (la violenza, in quel contesto, era una metafora del dramma della povertà e della disparità sociale in un mondo in cui ricchi annoiati organizzano un gioco del genere n.d.R.) in un veicolo che promuove il contrario: un ‘gioco’ tra ‘persone vere’ dove spietatezza e mancanza di empatia sono essenziali per ottenere una grande ricompensa».
Del resto, come si è reso conto chi ha visto La sfida, si tratta di un gioco in cui – pur di vincere la somma di denaro messa in palio – le persone si dimostrano spietate, traditrici, intriganti e disposte a mettere a rischio le relazioni pur di vincere. Non il miglior scenario educativo, sostanzialmente, e proprio per questo un contenuto che andrebbe proposto ben al di sopra dei 7 anni se si analizza la questione sotto questo punto di vista.