Già quando Squid Game era in trend abbiamo visto casi di emulazione tra i bambini

I casi di emulazione tra i bambini, quando Squid Game era un trend, non sono purtroppo mancati. In questi momenti il ruolo di genitori e scuola deve essere esercitato in maniera chiara e inequivocabile

05/12/2023 di Ilaria Roncone

La possibilità che i bambini replichino i meccanismi e quello che hanno visto in Squid Game – La sfida (considerato che viene consigliato dai 7 anni in poi da Netflix) sono concrete? Guardando a cosa è accaduto anche solo un paio di anni fa, quando la serie coreana Squid Game ha conosciuto un successo planetario, la risposta è sì. Già nel 2021 diverse associazioni avevano puntualizzato come, nelle scuole e tra i bambini, si stessero identificando casi di emulazione da parte di minori di azioni compiute in una serie vietata ai minori di 14 anni ma che, per pervasività e successo, aveva iniziato a girare anche in rete e sui social raggiungendo pubblici di qualsiasi età e diventando un trend.

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Squid Game (sia serie, sia game show) insegna la sopraffazione

Come abbiamo sottolineato in un precedente articolo che richiama al comunicato stampa di Fondazione Carolina, i bambini non ragionano come gli adulti fruendo contenuti di questo tipo. A partire dal fatto che non è così chiaro, per loro, cosa sia reale e cosa sia finzione, il rischio è che il contesto iper realistico, la prevaricazione per raggiungere uno scopo e le dinamiche di bullismo possano avere un effetto concreto.

La onlus Fondazione Carolina ha segnalato di aver ricevuto segnalazioni di centinaia di casi, nel periodo in cui Squid Game andò virale in Italia, di azioni emulative da parte di bambini e ragazzi. Giovani che, in sostanza, replicavano i giochi tipici dei bambini coreani in chiave violenta (Un due tre stella in cui chi si muove viene colpito da una pallottola o tiro alla fune in cui la squadra che perde muore e può essere esclusa e insultata). Il risultato erano azioni di punizione e vessazione tra i bambini anche delle elementari, a scuola e nei parchi.

In Italia e in Belgio, casi di emulazione erano già stati segnalati

Alcune scuole primarie e medie nel Trevigiano e nel Veronese; una scuola primaria in Lombardia; le scuole in Belgio. Questi alcuni dei casi di cronaca che abbiamo recuperato per parlare degli effetti emulativi che si sono tradotti in azioni concrete quando bambini piccoli – perlopiù delle elementari – hanno avuto accesso alla visione di Squid Game o, comunque, a frammenti della serie tv negli scorsi anni.

Dal lancio di uno zaino dalla finestra agli schiaffi ricevuti come penitenza per aver perso il gioco, in alternativa alla morte nella serie tv, fino ai pianti dei bambini che si sono sentiti raccontare da alcuni compagni il contenuto della serie per poi andare a riferirlo ai genitori: questi i risultati preoccupanti riscontrati in alcune scuole (s0lo quelli, è importante sottolinearlo, che sono arrivati a diventare notizia sulla stampa locale). Episodi per i quali, giustamente, dirigenti scolastici, insegnanti e genitori hanno fatto riunioni e discusso soluzioni.

A prescindere dal luogo, i ragionamenti e l’assunzione di responsabilità sono state le stesse: scuola e genitori devono fare la loro parte, preservare i più piccoli da contenuti violenti che potrebbero spingerli a emulare e – qualora fosse – prendere le redini di situazioni che vanno cambiate. Genitori e scuola devono educare, in sostanza, e porsi come cuscinetto tra i bambini e la violenza. Anche (e soprattutto) quando le piattaforme dimostrano di non essere in grado di farlo.

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