Tramonto: Recensione, il crepuscolo dell’Europa

04/02/2019 di Redazione

Tramonto diretto dal premio Oscar László Nemes , al cinema il 4-5-6 febbraio distribuito da Movies Inspired.

Budapest, 1913. L’Europa austroungarica è all’apice del progresso e dello sviluppo tecnologico. La giovane Irisz Leiter (Juli Jakab) , tornata nella capitale ungherese dopo gli anni spesi a Trieste a studiare come modista, vorrebbe lavorare nella leggendaria cappelleria dei suoi defunti genitori. Ha il nome e le abilità per farlo, ma il nuovo proprietario, il signor Oszkár Brill (Vlad Ivanov) , la respinge. Irisz, però, non se ne va, specie dopo aver scoperto l’esistenza di un fratello, Kálmán Leiter, che vive nascosto per essere stato protagonista di un oscuro delitto. La ricerca di Kálmán la conduce nel cuore di tenebra di una civiltà sull’orlo della propria rovina.

Dopo Il figlio di Saul, film che ha consacrato il giovane regista ungherese László Nemes ,vincitore dell’Oscar come miglior film straniero nel 2016, ci presenta questa sua seconda opera, che già aveva in mente di realizzare mentre preparava il film dedicato alla tragedia dell’Olocausto. Un film decisamente ambizioso, che mantiene lo stile che lo aveva esaltato nel suo primo lungometraggio, ma che, forse, indugia troppo nelle quasi tre ore di visione dell’intricatissima storia.

Una critica inevitabile che dobbiamo sollevare verso quest’opera, è sicuramente la scelta di aver voluto seguire lo stesso stile de Il figlio di Saul, dove, ossessivamente, si seguiva il protagonista in soggettiva, mettendo fuori fuoco tutto il resto in lunghissime sequenze. Una scelta che aveva senso nel film dedicato all’olocausto, anche per oscurare l’orrore dei campi di concentramento, qui, paradossalmente, finisce per sacrificare le bellissime scenografie e ricostruzioni storiche realizzate dalle maestranze ungheresi. Maestranze apprezzate anche da Hollywood, che ha girato molti blockbuster negli studios magiari, con il risultato finale che in molte scene l’eccessivo uso di questa tecnica, pur affascinante in termini cinematografici, è decisamente superflua.

Questa scelta di regia ci fa porre Tramonto un gradino più in basso rispetto all’esordio del regista ungherese, anche se restiamo sempre dinanzi ad un magnifico film, un affresco dedicato ad un’epoca dorata, che al suo apice, sceglie, senza rendersene conto, la follia di una guerra che distruggerà tutto.

Tramonto ci mostra i primi segnali della fine imminente, mostrandoci l’opulenza e le depravazioni della nobiltà, le prime rivolte contro un sistema che porterà a breve ad un conflitto di classe e al successivo crollo di molte monarchie e in particolare quella dell’impero Austro-Ungarico. Una pellicola difficile al principio da comprendere, grazie ad una storia volutamente intricata, ma che alla fine ci avvolge lentamente, e ci  svela l’orrore nascosto perfino dietro una elegante cappelleria.

Una particolare merito va al cast, dove troviamo l’attrice protagonista Juli Jakab   ed Evelin Dobos, che veste i panni di Zelma, attrici che, sconosciute al nostro pubblico, ci mostrano il volto più bello del cinema europeo, pieno di talenti e risorse.

Un mondo totalmente cieco di fronte alle forze della distruzione che nutre nel proprio nucleo. Non siamo lontani dai processi verificatisi sotto la monarchia Austro-ungarica. La storia è adesso, e nell’Europa centrale.”

Questo ci dice il regista László Nemes  che ha scelto di raccontarci in modo originale e non convenzionale una storia europea che ci riguarda molto da vicino, e che sembra riflettersi sulla situazione attuale dominata dall’incertezza.

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