The Post: Steven Spielberg, Tom Hanks e Meryl Streep in conferenza stampa

Si è svolta a Milano la conferenza stampa dedicata al nuovo film di Steven Spielberg: The Post. Oltre al regista, erano presenti all’evento i premi Oscar Meryl Streep e Tom Hanks.

The Post, nuovo attesissimo film di Steven Spielberg, raggiungerà le sale italiane il primo di Febbraio. A Milano abbiamo avuto modo d’incontrare in conferenza stampa  il regista, oltre che i due grandi attori che alla pellicola hanno preso parte: Meryl Streep e Tom Hanks. Un  film che racconta la storica vicenda dei Pentagon Papers sullo studio condotto dall’ufficio del ministro della difesa Robert McNamara sulla certa sconfitta di cui le amministrazioni erano a conoscenza da 30 anni. Questa però è anche la storia di coraggio straordinaria di Kay Graham e di Ben Bradlee che hanno scelto di pubblicare tutti i documenti nonostante un’ingiunzione contro i colleghi del “New York Times”. Ecco cosa ci hanno raccontato il regista e gli interpreti di “The Post” su questa straordinaria e attuale storia.
Spielberg, ha girato The Post adesso perché crede che la libertà di stampa sia minacciata?

Steven Spielberg: “Io credo che la libertà di stampa sia un diritto che consente ai giornalisti di essere i guardiani della democrazia. Me lo hanno insegnato da piccolo e resta per me una verità incontrovertibile. Nel ‘71 Nixon ha tentato di limitarla e c’è voluta la corte suprema per fermarlo. Si è trattato di un atto inaudito, che accadeva per la prima volta dalla guerra civile americana. Oggi ci troviamo di fronte a una nuova minaccia per la libertà di stampa. Ho scoperto questo nel 2017 e l’invenzione dei numeri è attuale”.

Che impatto ha avuto il film sulla stampa americana?

Steven Spielberg: “Abbiamo avuto tantissimo sostegno e supporto dalla stampa. (I giornali ndr) quasi quotidianamente devono subire attacchi dall’amministrazione e da chi alimenta la disinformazione bollando notizie vere come fake. Il film ha trovato molti consensi soprattutto per la figura di Kay, interpretata meravigliosamente da Meryl Streep. Una donna che si è trovata nella sua posizione in un mondo dominato dagli uomini e, in un momento così cruciale, ha trovato il modo di fare sentire la sua voce, rimettendo tutti al proprio posto. Questo film è dedicato a questa figura femminile, che è riuscita a far ascoltare la sua voce. È la prima volta che ho dovuto ritrarre un rapporto umano così complesso, e ho avuto l’enorme fortuna di avere due attori grandiosi”.

Tom Hanks: “Il New York Times avrebbe preferito il titolo fosse diverso (risate ndr)”.


Come mai non avete mai lavorato insieme tutti e tre? L’unica partecipazione di tutti e tre è su un documentario su Nora Ephron e il film è dedicato a lei.

Meryl Streep: “Alle ragazze veniva chiesto sempre di ballare ai vecchi tempi”.

Tom Hanks: “Ho sempre fatto fatica ad invitare le ragazze a ballare (risate ndr). In tutti gli altri film in cui ho lavorato con Steven è arrivato il giorno in cui avremmo voluto avere Meryl Streep sul set ”.

Meryl Streep: “Devo dire che è stata Nora a portarci a lavorare insieme: non conoscevo Tom, ma lui e lei erano grandissimi amici e grazie a questa amicizia comune abbiamo avuto l’opportunità di incontrarci. È stato positivo conoscerci lavorando. Lei è stata una fortissima forma d’ispirazione e sarei felice se potesse vedere questo film e commentare in modo divertente e pungente questo momento storico, come solo le donne sanno fare”.

Cosa l’ha attratta del suo personaggio? Cosa crede che Kay Graham possa insegnare alle donne che oggi chiedono rispetto?

Meryl Streep: “Innanzitutto, la prima cosa che mi ha attratta è che la prima versione della sceneggiatura è stata scritta e acquistata sei giorni prima delle elezioni. Pensavamo che fosse uno sguardo nostalgico prima dell’elezione della prima presidente donna. Ora invece sono aumentati gli attacchi alla stampa e alle donne, specie a partire dall’apice del nostro governo,  e il film è diventato un’occasione di riflessione su quanta strada non abbiamo fatto”.

Secondo me il suo personaggio insegna che il coraggio si può imparare, è qualcosa di cui ora c’è bisogno?

Meryl Streep: “Possiamo dire che il coraggio di cui parliamo è partito da Dan Ellsberg, una persona a lei vicina, che aveva lavorato per il governo ed era stato un soldato. Ad un certo punto ha sfidato la legge contro lo spionaggio e ha trafugato i Pentagon Papers per poi farli arrivare a Neal Sheann. Con questo gesto a messo a rischio la carriera dei suoi editori, ma grazie a esso il pubblico americano è venuto a conoscenza del fatto che ben quattro amministrazioni avevano mentito e che Nixon stava facendo di tutto per sopprimere la libertà di stampa. Questa donna era a capo del secondo giornale più importante di Washington; era una donna e si sentiva di non essere in un posto che le competeva. Questa redazione è stata rappresentata in modo veramente fedele: all’epoca era così. Le redazioni erano tutte di uomini bianchi e le uniche donne erano le segretarie. Kay sfida Nixon, prende una decisione forte e scopre che la sua posizione le conferisce un potere che non aveva mai neanche immaginato. Si tratta di una donna che è riuscita a ottenere il suo posto nella cultura e di vincere anche un Pulitzer con la sua autobiografia. Per rispondere alla domanda: il coraggio si può apprendere, credo che lei lo abbia imparato e credo anche che dovremmo insegnarlo di più.

Tom Hanks: “Ben aveva un coraggioso spietato: ha deciso e accettato di mettere a rischio tutto pur di raccontare la verità. Qualcosa che ha imparato a 21 anni in marina”

Steven Spielberg: “Vorrei aggiungere che si tratta di una storia complessa: il Post era un giornale di second’ordine rispetto allo Star, che era considerato il migliore. Ben era veramente famelico; il suo appetito lo ha portato a voler sfidare il New York Times, che è tuttora il più grande quotidiano degli Stati Uniti. Questa fame gli ha fatto immaginare un futuro grandioso per il Post, che facesse emergere lui e il giornale, che voleva renderlo degno di avere un direttore come lui. Questo suo modo di essere gli è servito durante lo scandalo di Watergate, quando ha tolto i freni e ha spinto il suo editore a pensare in grande, facendo diventare il Post un grandissimo quotidiano”.

Tom Hanks: “Ben non ha mai messo in dubbio che Kay fosse il suo boss”.


Tom Hanks la ricostruzione della redazione è perfetta e ha fatto emozionare molti di noi, lei quelle ranocchie nella pancia le ha sentite quando ha scoperto che il New York Times aveva la notizia prima?

Tom Hanks: “Il grande Ben era un uomo molto competitivo, una bestia. Aveva una grande passione ed era determinatissimo ad avere non una storia ma la storia. Nel giugno 1971 il Washington post era in competizione con il Washington Star, che era il quotidiano più diffuso nella città e l’idea che il New York Times potesse avere una storia prima di lui lo teneva sveglio la notte. Una delle scene più divertenti è quella in cui lui, nella sala del consiglio, dice: “siamo gli ultimi a casa nostra”. La percezione della sfida guida tutto il resto del film. Anche se sei il direttore di un giornale gratuito non vuoi arrivare secondo”.

Con la campagna Times Up avete detto che è finito il monopolio maschile, come mai ci è voluto tutto questo tempo?

Meryl Streep: “Perché c’è voluto così tanto? Perché gli esseri umani imparano molto lentamente, ma non è certo una battaglia nuova. Una cosa la so: so che le cose stano cambiando e che non sta succedendo soltanto ad Hollywood, ma anche in ambito militare e nel congresso. La situazione sta cambiando, c’è stata una grande apertura, con nomi che contano chiamati in causa da giovani donne. Le donne hanno sempre combattuto e lottato contro questo problema, ma soltanto quando è stata coinvolta Hollywood le cose hanno cominciato a cambiare e le persone si sono sentite coraggiose. Ci sarà qualche passo indietro, ma si continuerà ad andare avanti”.

Spielberg lei ha detto non siamo neanche lontanamente vicini a dove dovremmo essere nello stato relazioni uomo donna, verso dove stiamo andando?

Steven Spielberg: “Per rispondere dovrei essere il più grande sociologo contemporaneo, dovrei condurre un importante talk show o dovrei essere la classica persona che non si fa problemi a dare consigli. Parliamo di un problema arcaico a cui sono stati dedicati romanzi, saggi, film, serie televisive e mini serie. La domanda sulla battaglia dei sessi non ha ancora trovato una risposta. Le donne hanno mostrato di avere la forza di non rimanere bloccate; nella seconda guerra mondiale le donne si sono trovate al comando delle industrie mentre gli uomini erano a combattere. Quando quest’ultimi sono tornati, però, le donne non hanno avuto la possibilità di capitalizzare, non hanno visto riconosciuto il loro importante ruolo e sono tornate a essere confinate in cucina. È una lotta di potere, non ho la competenza per delle risposte, ma credo che, proprio per via degli esempi di donne in grado di essere leader. il problema sia degli uomini. Non hanno ancora mostrato la volontà volersi controllare, di comportarsi in modo adeguato e di saper accettare un no come risposta. Finché non ne saranno in grado questa lotta andrà avanti”.

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