The Expanse Recensione 3×10 – 3×11: L’amaro gusto della vendetta
05/07/2018 di Redazione
The Expanse ci incanala verso il finale di stagione. Una vera e propria immersione totale in tutto ciò che davvero amiamo di questa serie che va oltre la semplice fantascienza e analizza l’animo umano meglio di serie TV più blasonate.
L’umanità è imperfetta.
Quando si vede un episodio qualunque di The Expanse , la prima cosa che si pensa è che il futuro descritto è imperfetto. In realtà le imperfezioni sono tutte umane, sono i nostri stessi piccoli difetti che non fanno di noi delle macchine senza sensibilità e senza cuore.
A volte il cuore ci fa agire per amare ma a volte anche per vendetta. Proprio la vendetta insiema alla violenza e ad altri sentimenti che vengono evidenziati negli episodi che stiamo analizzando, sono il sale vero con cui The Expanse condisce in modo sublime una serie TV che resta attualmente la migliore nel suo genere.
Proprio questo ricercare i valori basilari del nostro essere umani, uniti ad un ambientazione futuristica, fanno da base solida e inamovibile, il vero legno da palcoscenico su cui tutto si regge, Partiamo per esempio dal desiderio di vendetta di Melba.
Odio senza confini,
Melba sembra l’archetipo della vendetta, la sue pervicace e spietata ricerca di Holden, colpevole a suo dire delle disgrazie della famiglia Mao, è un esempio perfetto di come in The Expanse, il progresso scientifico e tecnologico non sia andato di pari passo con quello umano.
L’uomo non è progredito verso la tolleranza, verso l’annullamento delle barriere sociali, l’eliminazione dei particolarismi. Come sappiamo dalle precedenti stagioni, la Terra ha gravi dislivelli sociali e seppur unito politicamente è frammentato socialmente e di certo non ha raggiunto quella serenità ed equivalenza fra uomini che invece immaginiamo raggiunta in altre saghe fantascientifiche.
Ecco dunque che i ricchi continuano ad essere tali e i sentimenti negativi procedono di pari passo con quelli più positivi legati alla pietà, alla tolleranza e all’amore, Melba è un po’ il sunto di tutto questo. Legata fortemente dall’amore per il padre è però divorata dalla necessità quasi vitale di uccidere Holden, quasi come fosse il suo unico motivo di vita.
The Expanse muove magistralmente i fili di una trama che non lascia mai nulla al caso e se proprio devo muovere una piccola critica posso dire che Melba era un personaggio che meritava uno spazio più ampio per meglio approfondire il suo passato e conoscere meglio la famiglia Mao, simbolo di un certo modo di essere che nessuna tecnologia è riuscita a schiacciare.
L’odio di Melba si traduce in totale follia, nell’eliminazione sistematica di tutti quelli che in un modo o nell’altro ostacolano il suo cammino anche se a volte la sua parte più umana e compassionevole riemerge debolmente mentre massacra compagni di viaggio e innesca bombe che fanno saltare intere astronavi.
Fosse stata una cattiva totale, di quelle senza ripensamenti, senza un passato, un personaggio totalmente oscuro, non gli avrei dato la valenza che invece ha ai miei occhi. Ecco perché credo che Melba avesse il diritto di uno spazio più ampio.
Holden, Miller e Draper al centro della protomolecola.
Holden è disceso nel nucleo dell’anello creato dalla protomolecola accompagnato dalla visione di Miller, Una visione che è parte integrante dell’anello.
Miller spiega a Holden il motivo per cui lui è stato scelto per completare una sequenza di informazioni che vanno condivise con l’umanità. Holden è sempre al centro delle situazioni nevralgiche del sistema solare, sembra attratto da esse. Anche involontariamente, Holden e il suo equipaggio, per un motivo o per l’altro sono parte integrante di un disegno globale nel quale si determinano i destini di intere razze e dell’umanità intera.
Anche Bobbie Draper con una pattuglia di Marziani riesce a giungere davanti a Holden. Bobbie vuole evitare che l’amico Holden subisca dei danni, ma nemmeno immagina che le conseguenze che ne deriveranno saranno tragiche per uno dei membri dell’equipaggio marziano.
Holden invece è chiamato ad un compito arduo: fare da completamento ad una memoria della protomolecola che lo costringe ad una visione che lo sconvolge al punto da metterlo in pericolo di vita. Solo l’intelligenza e la prontezza di Draper (per questo la protomolecola non ha impedito alla pattuglia di scendere nel nucleo?) lo salvano.