Riccardo Muci, chi è il poliziotto eroe di Bologna

07/08/2018 di Redazione

Riccardo Muci è il poliziotto eroe di Bologna che ha fatto sì che l’incidente sul raccordo autostradale di Bologna non si sia trasformato in una strage senza precedenti.

Riccardo Muci carabiniere angelo bologna
Subito ricoverato al Bufalini, al Cento Grandi Ustionati di Cesena, dove è stato appena visitato dal premier Giuseppe Conte che lo ha ringraziato e gli ha stretto la mano, Riccardo Muci, il “poliziotto angelo” – così già lo chiamano nella città felsinea – era di pattuglia con un collega nella zona di Borgo Panigale quando è avvenuto l’incidente. La sua intuizione è stata decisiva: appena arrivato in prossimità del luogo dell’incidente ha capito cosa trasportasse l’autoarticolato. Sentendo l’odore del gpl infatti ha avuto la certezza che l’esplosione sarebbe stata imminente. Invece di mettersi in sicurezza ha cominciato a correre verso il Tir urlando a tutti di sgomberare l’area, dopo aver fermato il traffico mettendo la volante di traverso. Curiosi con i cellulari e automobilisti nel panico così sono riusciti a fuggire prima che, pochi secondi dopo, arrivasse l’esplosione. Riccardo, a soli 20 metri da essa, è stato investito dall’onda d’urto e dalle fiamme, così potenti da liquefargli, letteralmente, la maglia ignifuga e di lanciarlo sull’asfalto con violenza, a decine di metri di distanza.
Si è rialzato subito, schiena in fiamme e con il collega che gli gettava acqua sul suo corpo ed è andato a soccorrere i feriti e a liberare la zona, facilitando le operazioni di soccorso.
Chi era lì assicura che decine di persone gli debbano la vita.
Lui si schernisce. “Ho fatto solo il mio dovere, chiunque dei miei colleghi avrebbe pensato alla sicurezza dei cittadini e avrebbe fatto lo stesso”. Racconta che finita l’adrenalina di quei momenti e, appunto, messi in salvo tutti, il dolore delle ustioni (non è in pericolo di vita e pur essendo fasciato su tutto il corpo per le ustioni di secondo grado, non ha riportato danni gravi) si è fatto sentire in tutta la sua violenza ed è crollato. Si è risvegliato, appunto, al Bufalini.
Trentun anni, di Copertino in provincia di Lecce, assegnato alla questura di Bologna, era all’inizio del suo turno di quel giorno, dalle 13 alle 19. Percorreva il tratto sottostante alla A 14, sulla Via Emilia. Non ha perso tempo, per fortuna. Purtroppo non ha potuto fare nulla per il conducente del Tir, Andrea Anzolin, morto sul colpo e al centro di quell’inferno di fuoco.

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