Reverie: il pilot review della serie NBC prodotta da Steven Spielberg.
06/06/2018 di Redazione
Reverie è la nuova serie TV NBC prodotta , fra gli altri, anche da Steven Spielberg. Il tema è quello del sogno e della dimensione onirica che si ispira fortemente ad un illustre precedente cinematografico come Inception.
Sinossi di Reverie.
Mara Kint (Sara Shahi) è un ex negoziatrice della polizia che ora insegna analisi comportamentale. Il suo ex capo Charlie Ventana (Dennis Haysbert), la convince ad aiutarlo nel suo nuovo incarico di responsabile sicurezza della Onira-Tech un’azienda all’avanguardia che ha ideato e realizzato un progetto chiamato Reverie, che ricrea attraverso un sofisticato sistema misto umano e tecnologico, i desideri e i sogni delle persone.
Purtroppo alcuni di essi restano intrappolati all’interno del loro stesso sogno e cadono in una sorta di coma, Il compito di Mara è quello di “negoziare” per convincerli ad uscire per riprendere la propria vita.
Il sistema, si presta ovviamente a moltissimi utilizzi e per questo motivo le agenzie governative stanno con il fiato sul collo della Onira-Tech.
Una trama abbastanza lineare.
Il primo episodio, come spesso capita negli episodi di apertura, tenta di immetterci all’interno del mondo Reverie fornendoci tutte le possibili informazioni utili per farci godere a pieno la serie. La scelta della protagonista è caduta su Sara Shahi, bella e bravissima attrice che personalmente ho avuto modo di apprezzare in Person of Interest nei panni della fredda killer Sameen Shaw.
Devo dire che la Shahi sembra davvero a suo agio in questo ruolo e per il tipo di trama orizzontale che si intravede, il suo personaggio, Mara, si troverà molto spesso in situazioni nelle quali dovrà adattarsi ai sogni delle persone da salvare che non sempre saranno campi di fiori e casette in campagna.
La trama appare subito abbastanza chiara e semplice da seguire e l’utilizzo del flashback per farci conoscere meglio la personalità di Mara e i motivi alla base del suo abbandono del ruolo di negoziatrice, sono stati inseriti perfettamente nel tessuto della trama.
Unica pecca forse i dialoghi a volte non troppo brillanti, forse per il timore di non essere sufficientemente chiari nel presentare agli occhi dello spettatore il mondo entro cui ruoterà la serie Reverie.
Interconnession mentale.
La somiglianza con Inception è abbastanza notevole, nella pellicola con protagonista Leonardo di Caprio, si entrava nei sogni delle persone per rubare idee, progetti, dati. In Reverie Mara entra nei sogni per estrarre le persone dagli stessi, per dare loro i validi motivi per abbandonare quel mondo perfetto che però non è la loro vita reale.
Mara si abitua in fretta al fatto che seppur molto realistico il mondo ricreato da Reverie non obbedisce alle normali leggi della fisica. Così lei può non bruciarsi mettendo le mani su una fiamma, può cambiare ambientazione e perfino non affogare.
Per entrare nella mente delle persone da salvare occorre una parola quasi magica: Apertus e per uscirne Exitus. Nessun problema se non fosse per il fatto che Reverie entra anche nella mente di Mara che ha delle visioni riguardanti il suo passato e delle quali non riesce al momento a darsi una spiegazione.
Tecnologia VS umanità.
La parte a mio parere più interessante di Reverie e che spero sarà sviluppata negli episodi successivi, è legata all’uso di tecnologia per ricreare una realtà impossibile e nello stesso tempo vedere come l’umanità, il senso di pietà, la commozione, gli sguardi e gli affetti possono portare verso una soluzione.
In un epoca nella quale siamo tutti interconnessi, nella quale sembriamo tutti social, tutti uniti, non ci rendiamo conto che non facciamo più le cose che prima erano per noi naturali, come parlare con il proprio vicino, interagire con la realtà che ci circonda.
C’è un piccolo frammento di Reverie nel quale Mara fa proprio notare al suo ex capo tutto questo e io credo che questa serie abbia al suo interno un potenziale molto profondo e che non si limiterà alla storiella della settimana a lieto fine, ma esplorerà le contraddizioni di un mondo sempre più votato alla simbiosi tecnologica e che lentamente sta perdendo l’aderenza con la realtà che ci circonda. Forse un giorno saremo tutti dentro Reverie a sognare per sempre un mondo che non esiste in perenne Coma e la suggestione derivante da Matrix è dietro l’angolo.
Conclusioni sul pilot di Reverie
Ho visto due volte il primo episodio e con la seconda visione ho potuto apprezzare il lavoro degli sceneggiatori. La storia orizzontale regge perfettamente e la trama verticale riesce a coinvolgere al punto giusto lo spettatore. A volte i dialoghi non sono ottimali e non sfruttano a pieno le grandi doti degli attori coinvolti.
Potenzialmente posso dire che questa serie, ha tutto per essere un ottimo prodotto e spero che questa volta la mano di Spielberg nella produzione sia il segno di un successo e non di un mezzo fallimento come per Extant. Il rischio più grosso è quello di mettere troppa carne sul fuoco e di non riuscire a sviluppare adeguatamente tutti i rivoli narrativi che già si intravedono nel primo episodio.
Reverie merita sicuramente di essere visto da tutti coloro che amano la fantascienza dietro l’angolo, quello senza astronavi e pianeti da visitare, ma più vicino alla nostra realtà. Credo anche che Reverie è perfetta anche per chi ha seguito Person of Interest e per i pochi che hanno potuto vedere la serie Proof con Jennifer Beals, nella quale si affrontava la tematica del coma e della possibile vita dopo la morte.
Voto finale dell’episodio: 8,5
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Passo e chiudo.