L’ultimo viaggio: recensione, la ricerca dell’identità attraverso i conflitti.

27/03/2018 di Redazione

L’ultimo viaggio, secondo lungometraggio del tedesco Nick Baker Monteys, è una ricerca dell’identità attraverso due conflitti bellici: il nuovo e il vecchio che si incontrano e scontrano in una Europa ancora lacerata dai tragici ricordi del devastante secondo conflitto mondiale. Un film autentico e toccante che affronta sia un capitolo oscuro della spietata guerra tedesco-sovietica sia fornisce uno sguardo, in parallelo, alla recente guerra civile in Ucraina. 

L’ultimo viaggio, ha tra i suo protagonisti uno straordinario Jürgen Prochnow (di cui citiamo in particolare come il leggendario comandante dell’U-Boot 96) nei panni di un anziano 92enne, diventato vedovo, che al termine funerale della moglie, fa la valigia e parte  per un viaggio programmato da tanto tempo.

Veniamo a sapere da subito che l’anziano Eduard Leander, durante la seconda guerra mondiale, era stato un ufficiale della Wehrmacht al comando di una unità di cosacchi, ferventi anti-sovietici, militanti nelle schiere dell’esercito tedesco. L’anziano è deciso a ritrovare il suo primo amore al tempo della guerra e nel tentativo di bloccare questa sua fuga, la sua giovane nipote Adele (Petra Schmidt-Schaller) inviata dalla madre Uli (Suzanne Von Bordsov), si ritrova suo malgrado a compiere il viaggio con l’anziano nonno  in direzione di Kiev, in Ucraina. Senza anticiparvi troppo della trama, ci troviamo di fronte ad uno dei migliori film di quest’annata cinematografica, un vero prodotto di qualità che riesce ad intrattenere anche lo spettatore meno convinto.
Il film diretto da Nick Baker Monteys, è un racconto su una pagina di storia sconosciuta per molti sulla seconda guerra mondiale e nel contempo apre una finestra sul conflitto del Donbass, ancora irrisolto, nelle regioni russofone dell’Ucraina orientale, Donec’k e Luhans’k.

Raramente si riesce a fondere in una pellicola, la storia del recente passato violento operato dai nazisti e al contempo dagli stessi comunisti, per arrivare ai fascisti ucraini. Il film è sinceramente un piccolo capolavoro made in Germany, che ogni cittadino europeo dovrebbe vedere, per avere almeno una idea più precisa delle radici attualissime di tanti conflitti di cui si comprende molto poco.
Nel contempo la pellicola è anche un vero viaggio tra anziani e giovani alla ricerca della propria identità perduta, la nipote che scopre un passato non troppo limpido del nonno, (l’eterno senso di colpa delle nuove generazioni tedesche che scoprono solo alla morte dei loro amati nonni, un passato scomodo), al tempo stesso il conflitto viene vissuto da un’altro protagonista del film  che troviamo  nel personaggio di Lew (Tambet Tuisk), che interpreta il ragazzo ucraino che aiuterà Adele e Eduard a raggiungere il loro obiettivo ed a viaggiare al sicuro attraverso la terra ucraina; Lew si sentirà lacerato tra essere Ucraino e al tempo stesso Russo, mentre suo fratello sta combattendo assieme ai filorussi e gli chiede di scegliere da quale parte stare.

L’ultimo viaggio riesce in modo davvero perfetto, cinematograficamente parlando, a mostrarci  che non esistono buoni e cattivi, specie nelle guerre, e che la storia che spesso ci hanno raccontato, dettata dai vincitori è molto diversa. Il risultato di mettere a nudo i conflitti di ben tre generazioni è ottimamente reso grazie anche alla bravura del cast, da un invecchiato appositamente  Jürgen Prochnow, alla splendida Petra Schmidt-Schaller, astro nascente del cinema tedesco al bravissimo  Tambet Tuisk. Una boccata di ossigeno per chi ama il cinema di qualità ed al tempo stesso un validissimo film di intrattenimento anche per i giovanissimi, con una lezione di storia che non annoia mai.
Se lo spettatore, una volta tanto, deciderà di andare a vedere un film il cui manifesto può far pensare di trovarsi di fronte al solito film d’autore, bello ma…..si ritroverà coinvolto in un dinamico road-movie che fa riflettere, diversamente dai noiosi film d’autore. La riprova ormai della raggiunta maturità artistica dai nuovi cineasti cresciuti con i classici unito allo sguardo costante ai social del proprio telefonino.
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Io sono russo. E i miei genitori sono russi. Perciò sono russo. Però…si dà il caso che sia cresciuto in Ucraina, quindi sono anche ucraino. Mi capisci? Io sono ucraino! Ma anche russo! Si può essere entrambi! -Lev
 

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