L’età giovane, recensione del film dei fratelli Dardenne

22/10/2019 di Redazione

L’età giovane – titolo italiano de Le jeune Ahmed – è il nuovo film dei fratelli Dardenne presentato in occasione de Alice nella Città. Gli storici cineasti belgi hanno guadagnato il Premio per la miglior regia al Festival del Cinema di Cannes, anche se le aspettative del film erano ben più alte.

Una buona idea ma…

L’ultima fatica firmata Dardenne racconta la storia di Ahmed, una ragazzino di 13 anni che fa il suo ingresso nella spirale dell’integralismo musulmano per mezzo di un imam. Oltre ad indottrinarlo, gli ripete che la sua insegnante di lingua araba, anch’essa musulmana, è un’apostata. Ahmed, secondo un passo riportato nel Corano, pianifica la morte della sua maestra ma senza successo. Da quell’episodio cominceranno vari problemi giudiziari che porteranno il ragazzo ad affrontare una serie di conseguenze poco gradevoli per lui e per la sua famiglia. L’idea di affrontare il problema dell’estremismo religioso, soprattutto in questo periodo storico, era un ottimo inizio nonché di forte impatto attuale. Peccato che sia stato sviluppato in modo confusionale e decisamente inadeguato. Ecco perché.

Qualcosa non va

Va bene, sono i Dardenne; ma un film le cui sequenze sono girate per lo più in macchina a mano e con lunghi piani sequenza rendono l’azione lenta e monotona. A tratti sembra un documentario per via delle lunghe e ripetitive azioni quotidiane che il protagonista compie senza alcuna funzione narrativa. Con dieci o quindici minuti di montato, avrebbero ottenuto un buon cortometraggio.

Troppo fuori dagli schemi

L’età giovane è un film piatto anche dal punto di vista narrativo. Oltre alla scelta registica – la quale crea, nonostante tutto, omogeneità e continuità al lavoro – per tutta la durata della pellicola non c’è nessuna musica ad accompagnare le immagini, annullando ogni tentativo emozionale. Il tutto è molto ridondante, scontato e spesso prevedibile. Il film scorre senza interesse nel coinvolgere lo spettatore, volgendo in un finale che conferma lo stampo apatico dell’opera. Un film che, come anticipato, poteva essere interessante dal punto documentaristico. Fortemente sconsigliato.

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