Iron Fist 2: La nostra recensione finale della serie TV Netflix
10/09/2018 di Redazione
Difficile dare un giudizio a questa seconda stagione di Iron Fist. Si sono visti alcuni miglioramenti nella storyline e nella gestione dei personaggi, ma la lentezza di base purtroppo è rimasta.
La ricerca di se stessi.
Il punto focale di Iron Fist 2 è stato proprio questa corsa verso la comprensione di se stessi, verso la conoscenza non fra i personaggi ma delle proprie radici, di ciò che avrebbero voluto essere e che non sono stati. Così Davos che si sente usurpato dell’ Iron Fist decide che deve averlo anche a costo di stravolgere gli equilibri fra bene e male.
Anche per Joy o Ward Meachum possiamo parlare di lenta ma naturale comprensione di sé e dei loro ruoli nella vita. La stessa Joy (una bravissima Jessica Stroup) ci conferma che lei non ha mai davvero capito nulla della vita, che gli stava passando accanto senza che lei nemmeno se ne accorgesse: il padre ritrovato, il fratello che di colpo irrompe dal passato, un fratello drogato, il ferimento, tutto gli è come caduto sopra senza che lei potesse davvero fare nulla.
Parte proprio dal ritorno di Joy e dalla sua strana alleanza con Davos, il percorso di crescita e maturazione dei personaggi. La vicenda è avvincente in molti punti e sicuramente posso dire di essermi annoiato più con Luke Cage 2 che con questa seconda stagione di Iron Fist, ma Luke Cage mi ha lasciato comunque un qualcosa in più dal punto di vista della profondità dei personaggi e nel complesso della storia che ha raccontato. Trovate la mia recensione di Luke Cage qui.
Il problema di fondo è che fra tutti gli eroi portati sul piccolo schermo dall’accoppiata Marvel/Netflix, Iron Fist è parso sempre quello più complesso da raccontare e da trasporre dal fumetto. Gli altri, bene o male, hanno trovato una loro identità, un loro percorso, una loro forte connotazione, ma non Iron Fist e questo per quanto mi riguarda è un po’ colpa dell’attore Finn Jones, incapace di chiavi drammatiche eccelse, ma anche di una sceneggiatura che malgrado i miglioramenti evidenti, ha lasciato molto a desiderare.
Iron Fist: Dono o Maledizione?
Ho detto nel pilot review che questa stagione di Iron Fist ha, nei personaggi femminili, il suo vero punto di forza. L’arrivo di Misty Knight ha rafforzato questa mia opinione, perché si sentiva il bisogno, in assenza di Claire Temple, di un personaggio fuori dagli schemi di Iron Fist, ma non del tutto estranea, che riuscisse a prendere le fila della storia e irrompere nella vita dei due protagonisti in modo decisivo.
Le connessioni fra Luke Cage e Iron Fist sono molto forti e chi legge fumetti sa di cosa parlo. Misty Knight è la connessione migliore che si potesse trovare in attesa di un progetto legato magari a Heroes for Hire di cui tanto si parla e che vedrebbe i due eroi al lavoro insieme.
Lo scontro fra la forza devastante e disperatamente violenta di Davos e Danny Rand è deludente. Lo dico con la certezza di tirarmi dietro molte critiche, ma se si analizza la stagione, si capisce che il desiderio di Davos di essere Iron Fist non sembra sviluppata in modo soddisfacente. Davos viene presentato come un personaggio che rasenta la psicopatia e con l’unico obiettivo di rubare il Fist da Danny in quanto egli si sente privato di un qualcosa di suo.
Perfino l’alleanza con Joy appare forzata e buona solo allo scopo di dare a Davos la forza economica per acquistare la ciotola con cui farà il rituale. Quello che davvero si apprezza di Iron Fist 2 per assurdo sono le sottotrame, i legami che si spezzano e quelli che si creano e in buona sostanza la serie si fa preferire più per il contorno che per la storyline principale.
Il dono dell’Iron Fist è dunque trasmissibile, condivisibile. Ma può essere anche una maledizione se chi lo usa lo fa senza avere dentro di sè un equilibrio e Davos serve a mostrarci come una mente ormai malata, possa sfruttare un potere così grande in modi violenti e moralmente sbagliati.
Il destino di Colleen Wing.
Come previsto e anticipato nella pilot Review, Colleen è davvero l’archetipo dell’eroe, colei che davvero vive i drammi del quartiere, comprende la necessità di un equilibrio fra la parte violenta ma utile della parte oscura rappresentata dalla Triade e quella luminosa e generosa, per esempio, dei centri gestiti per aiutare le persone in difficoltà. Lei sa cosa significa vivere in un quartiere nel quale il male perde il controllo e diventa qualcosa di difficile gestione. La sconfitta della Mano ha portato benefici ma anche caos.
Colleen era dunque destinata ad essere qualcosa di più, a togliere, metaforicamente, la spada dalla roccia per diventare la vera destinataria del potere dell’Iron Fist o perlomeno l’unica capace di poter controllarlo in quanto in equilibrio e pace con corpo e spirito.
Jessica Henwick è stata molto brava a gestire un personaggio semplice solo in apparenza. Il modello di base, quello del fumetto era sbiadito dal tempo e non riproducibile. Lei gli ha dato un vestito nuovo, nuovi scopi e ha trasmesso in modo molto convincente la forza stessa di questa nuova e moderna Colleen che gli sceneggiatori hanno voluto donarci.
Sicuramente uno degli aspetto più positivi di Iron Fist 2, ma c’è anche un altro personaggio che in parte ha rubato la scena al protagonista (non ci voleva molto comunque vista la sua quasi inconsistenza): parliamo di Mary Walker.
Personalità multiple per Mary.
Ammetto che il personaggio di Mary Walker mi ha spiazzato. Sapevo che sarebbe stata introdotta in questa stagione di Iron Fist, ma non credevo che al suo esordio facesse il botto come si suol dire. Sofferente di un grave disturbo della personalità, la donna vive due vite completamente distinte: Walker, l’abile assassina esperta di corpo a corpo, fredda e spietata; e Mary la timida disincantata sognatrice dal sorriso accattivante. Alice Eve è stata strepitosa nel dare forza e consistenza a questo personaggio così complesso.
Difficile recitare un ruolo, concentrarsi sul carattere, l’aspetto, la postura, immaginatevi doverlo fare per due personaggi in antitesi come Mary e Walker. La Eve va lodata solo per averla resa terribilmente credibile, affidandosi ad una grande abilità recitativa che ammetto mi ha spiazzato e sorpreso al punto che considero Mary Walker uno dei personaggi migliori di Iron Fist 2 e sono quasi certo che la rivedremo nel mondo Marvel/Netflix perché non sfruttare il potenziale di questo personaggio e di Alice Eve, sarebbe male.