Non siamo così lontani dal sostituire le videochiamate con gli ologrammi
Con la pandemia la tecnologia degli ologrammi ha subito un deciso salto in avanti seppure, per ora, i costi restino alti
13/12/2021 di Ilaria Roncone
Quella degli ologrammi proiettati ovunque nel mondo quando si è impossibilitati a viaggiare è senza dubbio una tecnologia sulla quale si sta spingendo parecchio da quando è iniziata la pandemia. Sono in molto, adesso, a fare a gara nell’innovare e nel perfezionare una tecnologia che – almeno per ora – rimane utilizzabile solamente per coloro che dispongono di molti soldi. Un esempio è quello che è accaduto a Christoph Grainger-Herr, capo del noto marchio di orologi svizzeri di lusso, che non potendo volare in Cina per un evento si è proiettato direttamente nella sala di Shangai a grandezza naturale come ologramma 3D in risoluzione 4k grazie alla tecnologia della ditta statunitense di ologrammi Portl.
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L’ologramma come alternativa alla videocall
La proiezione di luce in 3D di una persona, l’ologramma, risulta essere – attualmente – l’alternativa più realistica e coinvolgente a livello di sensi per far sentire realmente vicine persone che si trovano in luoghi diversi. Non solo Portl di Los Angeles sta affinando questa tecnologia – che richiede tempo per essere messa in produzione e che può arrivare a costare 60 mila dollari a portale -. Il portale permette di connettere le persone ovunque si trovino tramite telecamere, microfoni, uno sfondo e una lastra di vetro. Tra gli altri, anche Netflix attualmente utilizza questa tecnologia. La previsione di Nussbaum, capo di Portl, è che «tra qualche anno questo diventerà un modo regolare di comunicare tra gli uffici», si legge su BBC.
Anche Micrsoft con una sua tecnologia basata su un auricolare chiamato HoloLens 2 fornisce un sistema di ologrammi molto più economico (3500 dollari per ciascun auricolare) ma anche decisamente meno realistico. Tra gli altri, le cuffie HoloLens 2 vengono utilizzate anche da Thyssenkrupp e Japan Airlines. Nonostante siamo ancora lontani dalla diffusione di massa di una tecnologia che, attualmente, è ancora costosissima c’è già chi mette in guardia sui possibili risvolti. Gordon Wetzstein, professore associato di ingegneria elettrica e informatica all’Università di Stanford, ne tesse le lodi ma mette anche in guardia sulle possibili conseguenze spiacevoli: «Potendo creare esperienze digitali o sintetiche che si avvicinano sempre più a come si percepisce la realtà si è più vulnerabili alla manipolazione».