C’era un tempo in cui ciascuno di noi poteva iscriversi a una piattaforma in modo gratuito (almeno all’apparenza, epurando il valore “commerciale” dei nostri dati) e utilizzare tutti i servizi e le funzioni messe a disposizione dall’azienda che l’ha sviluppata. Era il tempo in cui le pubblicità rappresentavano la fonte primaria dei ricavi, ma tutto ciò è andato via via diminuendo. Attenzione però: questo non vuol dire che il “valore” di una pubblicità è pari a zero, ma la moltitudine di piattaforme presenti online ha ridotto il margine di guadagno. Ed è anche per questo (ma non solo per questo) che si sta andando verso la strada dei social network a pagamento.
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Per il momento, esistono pochissimi portali di social networking che sono verticalmente navigabili solamente dagli utenti abbonati. Tutti gli altri, anche i più grandi, hanno inserito delle funzioni “premium” che possono essere utilizzate solo dopo aver sottoscritto un “contratto” a pagamento. In attesa di capire come e quando Facebook e Instagram renderanno attiva la funzione “senza pubblicità” (quindi non gratuita) delle piattaforme, occorre sottolineare come molte aziende abbiano già intrapreso strade analoghe, ma con funzioni differenti.
Già nel recente passato, proprio quando era trapelata la notizia della valutazione di Meta se rendere Instagram e Facebook a pagamento (per non ricevere pubblicità, quindi per non essere profilati e targettizzati), avevamo già approfondito i servizi “in abbonamento” offerti dall’azienda di Menlo Park. In particolare, parliamo di “Meta Verified“, il programma che offre agli utenti: la spunta blu di riconoscimento, un servizio clienti migliore e l’aumento della visibilità e della reach. (al “modico” costo di 11,99 dollari al mese). E quello della “spunta blu” è stato il grande volano che ha trascinato anche altre piattaforme. Anche prima di quelle di proprietà di Meta. Ecco una carrellata di social network a pagamento:
Questi sono i principali, ovvero quelli più noti sul mercato. Ma anche le piattaforme e le app “più piccole” hanno da tempo introdotto nuove “opportunità” per chi decide di sottoscrivere un piano di abbonamento. Per fare alcuni esempi: Discord Nitro, Twitch (che propone diversi livelli di abbonamento), Patreon e OnlyFans (che era nata come una piattaforma per creator e poi, per l’ampio utilizzo che se ne è fatto, si è trasformata in un portale che ospita molti contenuti per adulti.
Come abbiamo potuto notare sciorinando tutti i principali social network a pagamento (almeno in alcune funzioni), il filo comune è rappresentato dall’assenza (o da una riduzione) dell’invadenza dei post sponsorizzati e dei contenuti pubblicitari. Di fatto, dunque, si esaurisce quel rapporto che è ormai evidente: le piattaforme offrivano (e lo fanno ancora) le proprie “strutture digitali” gratuitamente in cambio della profilazione a scopi pubblicitari. Dunque, prima delle nuove leggi Europee (e del GDPR), i ricavi di queste grandi aziende derivava praticamente esclusivamente dalla cessione dei dati degli utenti iscritti. Le funzioni a pagamento (e sembra che Instagram e Facebook andranno proprio in questa direzioni) servono proprio a evitare questa profilazione. Quindi, per evitare di “regalare” i propri dati, occorrerà sottoscrivere un abbonamento. A noi la scelta.
*statement di Facebook*
«Meta crede nel valore dei servizi gratuiti supportati da annunci personalizzati. Tuttavia, continuiamo a valutare opzioni che garantiscano la conformità ai requisiti regolatori in continua evoluzione. Al momento non abbiamo ulteriori informazioni da condividere», ha fatto sapere un portavoce di Meta.