Produci, condividi, crepa. Ovvero perché la sinistra perderà sempre

L'analisi tocca anche alcuni punti dell'attuale sistema di comunicazione che ruota intorno ai cosiddetti progressisti

31/08/2020 di Matteo Forte

A voi, cari lettori dei social network e dei collegamenti indiretti a questo contenuto, chiedo: sapete cosa è la sinistra? Non vi parlerò della sinistra hegheliana o di Kant, perché sono ignorante. Io, che per ben 12 anni ho lavorato con la sinistra italiana, vi parlerò del perché la sinistra perde sempre.

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L’analisi sul perché la sinistra perde sempre

Ricordate il detto: moriremo tutti democristiani? È un detto che solo chi ha una certa memoria storica può vedere oggi concreto – con 10 anni di governi tecnici e con l’attuazione di tale dibattito oggi sui social network. Un ragionamento fatto di “asfaltamenti”, slogan, polarizzazione, che ha la sola funzione di tagliare le ali. Come diceva Giorgio Gaber, senza neanche più l’intenzione del volo. (Le ali, per chi fosse meno avvezzo alla terminologia del 900, sono le aree più estreme del parlamento – sinistra e destra, ndr)

Si cerca di piegare il contenuto alla dialettica social, si cerca di emulare la comunicazione populista attraverso link tattici, influencer e strizzando l’occhiolino alle logiche algoritmiche. Traffico, lavoro di persone, insomma, entro il quale la sinistra vuole giocare una partita attiva, almeno per ora, contro chi oggi è decisamente più scaltro e con contenuti sicuramente più d’ impatto popolare.

Ma perché la sinistra non può vincere questa partita? Perché la sinistra, quando diventa pratica, rinnega se stessa: l’unico modo per essere veramente di sinistra sarebbe quella di rinunciare ai social network. Uscire dal perimetro controllato da algoritmi e riprendersi in mano la dialettica ideologica che ha portato a definire cosa è giusto e sbagliato nell’epoca che stiamo vivendo.

La sconfitta se si vuole imitare la destra anche nella comunicazione

La sinistra non può essere pratica. La sinistra deve essere ideologia d’opposizione alle dinamiche dello sfruttamento. Partiamo dalla fine: la destra vince sempre. Perché vince sempre la destra è insito nella natura umana, nelle categorie a priori, nel conservare ciò che, di fatto, funziona – praticamente. La destra è quella parte del nostro essere che ci fa usare i social network anche se consapevoli di stare lavorando gratis. La destra risponde alle esigenze pratiche, dà soluzioni, risolve dei bisogni anche se solo con promesse. La destra vince perché è approssimativa e cinica, senza fronzoli, ovvia e paracula. La destra vince, sempre, perché quando un concetto ideale come un pensiero filosofico si confronta con la natura umana, spesso e volentieri debole, perde aderenza nella gente comune: diventa poco pratico, noioso, fatica.

La sinistra, oggi, non c’è dove il terreno di scontro la richiede. La sinistra non si rende conto/non conosce/ non capisce che è arrivato il momento di cambiare e diventare finalmente contemporanea.
E quindi perde, ha sempre perso: non è mai andata veramente al governo, non ha mai fatto cose ideali, ma sempre e solo “cose di sinistra” nel tentativo, infruttifero, di dimostrare che si possa essere di sinistra anche accettando il compromesso di governare. Perde e ha perso la sua battaglia originale, storica, e lascia lo spazio alle soluzioni pratiche delle destre e del populismo – anti progresso e, paradossalmente, anti digitale.

Qui, in questo solco, nella visione di internet per come noi vecchi digitali la volevamo, assistiamo a un vuoto identitario. Una sinistra che non si batte più per lo sfruttamento (degli utenti?) e una destra che cavalca gli strumenti e il dolore senza nessuna forza contrapposta.

Produci, consuma, crepa. Ricordate?
Oggi diremmo, semmai:
Produci, condividi, crepa. Gratis, però.

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