Violare il silenzio elettorale su Whatsapp è reato?
Una richiesta del Codacons vuole far luce su questa vicenda, partendo da un caso registrato a Roma
04/10/2021 di Gianmichele Laino
Puntualmente, ogni volta che si ripresenta un’elezione (sia a carattere nazionale, sia a carattere locale), da quando i social sono diventati così pervasivi nelle nostre vite, ci si pone la stessa identica domanda. Quali sono i limiti del silenzio elettorale? Il silenzio elettorale su WhatsApp vale? La stessa richiesta la fa il Codacons, in via ufficiale, presentando un esposto a procura di Roma e Garante per la privacy, in seguito ad alcuni episodi che si sarebbero verificati nella Capitale, proprio nei giorni in cui i cittadini si sono recati alle urne per scegliere il nuovo sindaco.
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Silenzio elettorale su WhatsApp, cosa dice la norma
«Nella giornata odierna – si legge nella comunicazione del Codacons – abbiamo registrato segnalazioni da parte di utenti che hanno ricevuto tramite WhatsApp messaggi inviati da movimenti politici che appoggiano la sindaca Virginia Raggi con cui si invitano i cittadini a recarsi alle urne. Messaggi in cui compare il simbolo del movimento che appoggia Virginia Raggi e che rappresentano una indebita pressione sui romani chiamati ad esprimere la propria preferenza, in un momento in cui vige il silenzio elettorale».
Ora, l’utilizzo dei social network nei giorni di silenzio elettorale è sempre stato una questione etica più che normativa. Puntualmente, nel corso degli ultimi anni, diversi politici hanno continuato a postare – con riferimenti alla propria lista, ai propri simboli e ai propri candidati – sui social network. Tra l’altro questi ultimi si prestano poco a rispettare il silenzio elettorale, dal momento che un post su Facebook o su Instagram, ad esempio, può essere visualizzato anche a 24 ore di distanza (o anche di più) rispetto alla data della sua pubblicazione. Una persona che dovesse aprire la propria timeline nel giorno o nei giorni di silenzio elettorale, statisticamente, avrebbe molte possibilità di vedere un post pubblicato prima dello scattare del silenzio elettorale stesso.
Ma la cosa può essere diversa per WhatsApp, dove l’invio di un messaggio rappresenta comunque un intervento diretto e una interazione tra due soggetti. Quando uno di questi è un candidato, la questione rappresenta un problema? La legge 130 del 24 aprile 1974 aggiorna la disciplina del silenzio elettorale: come si può notare è una data troppo lontana per prendere in considerazione l’evoluzione delle comunicazioni via social network. Al momento, le linee guida sul silenzio elettorale e i social network sono stabilite dall’Agcom (ma non hanno valore di legge). Tra i giuristi ci sono perplessità su questo corpus di linne guida e c’è chi sta sollecitando in maniera più completa una estensione della legislazione in merito. Solo quest’ultima potrebbe mettere effettivamente fine ai messaggi che violano il silenzio elettorale su WhatsApp (ma anche su Facebook, Instagram, Twitter e tutte le altre piattaforme di social networking).