Indovinate chi ha già violato il silenzio elettorale?
25/05/2019 di Enzo Boldi
La domanda nel titolo è retorica, perché la storia recente delle ultime elezioni locali ha raccontato sempre la stessa versione dei fatti. Matteo Salvini ha violato il silenzio elettorale. Ovviamente non l’ha fatto mediaticamente, attraverso interviste, ospitate televisive, radiofoniche o comizi di piazza, ma sfruttando quella nebulosa legislazione che lo regolamenta sui social solamente attraverso indicazioni, auspici e suggerimenti. Insomma, il giochetto è sempre lo stesso: ballare su quel filo del rasoio tra ciò che è consentito e ciò che è impedito, sfruttando le maglie larghe di regolamenti.
Ed è così che in pochi minuti Matteo Salvini ha violato per due volte il silenzio elettorale sui suoi canali social. Una doppietta condita prima da un post allarmista sull’invasione islamica in Svezia – condividendo l’ennesimo servizio del Tg2 che mira a generare terrore in chi lo guarda – parlando di Eurabia che di integrazione che ha preso il sopravvento. Insomma, il leader della Lega lancia il motto «Prima gli svedesi», citando anche Oriana Fallaci.
Il richiamo al voto e la rottura del silenzio elettorale
Il secondo con un vero e proprio richiamo al voto con tanti di fotografia che recita: «-1. Domenica voto Lega». Il tutto condito anche da un video trionfale, con musichetta, per celebrare i comizi di piazza degli ultimi mesi che hanno visto Matteo Salvini impegnato in tutta Italia, da Nord a Sud.
Ma Salvini può farlo?
La norma sul silenzio elettorale si basa sull’art. 9 – Legge 212 del 1956 che recita: «Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per, le elezioni sono vietati i comizi e le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, nonché la nuova affissione di stampati, giornali murali od altri o manifesti di propaganda o l’applicazione di striscioni, drappi o impianti luminosi. Nei giorni destinati alla votazione è vietata, altresì, ogni propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali».
Gli ‘auspici’ dell’AgCom sui social
Poi le tecnologie sono andate avanti, così come i mezzi di comunicazione. Per cui, nel 2018, l’Agcom ha fornito alcune linee guida sul tema silenzio elettorale: «La normativa vigente vieta di fatto ogni forma di propaganda elettorale (in tv e attraverso comizi pubblici) nel giorno del voto e in quello precedente. Sarebbe pertanto auspicabile che anche sulle piattaforme in questi due giorni fosse evitata, da parte dei soggetti politici, ogni forma di propaganda, per evitare di influenzare con pressioni indebite l’elettorato ancora indeciso».
Non vengono indicate, dunque, sanzioni. Solo indicazioni e auspici su quanto dovrebbero fare e non fare i vari candidati e partiti politici a 24 ore dal voto.
(foto di copertina: ANSA/PIER PAOLO FERRERI)