M5S is the new Pd

24/07/2019 di Enzo Boldi

Diverso da chi? Con il Sì Tav arrivato nel tardo pomeriggio di martedì attraverso la viva voce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Movimento 5 Stelle aggiunge un altro tassello del puzzle che sulla scatola mostrava il logo pentastellato, ma che – alla fine – ha restituito l’immagine di quella P e quella D, con tanto di sfondo tricolore e il ramoscello di ulivo ad accompagnare. In poco più di un anno, infatti, Di Maio&Co. hanno mantenuto alcune delle promesse del Partito Democratico. Anzi, sono andati anche oltre.

Il corpo pentastellato ha iniziato il proprio ‘cambiamento’ con quel patto con la Lega per un governo che hanno chiamato – non a caso – ‘del Cambiamento’. Un accordo che è andato al di là del risultato elettorale portando a un’alleanza tra due movimenti talmente distanti tra loro che le liti sono iniziare nel giro di poco meno di un mese. Un accordo che porta alla mente una delle più grandi accuse fatte dagli esponenti pentastellati alla ‘vecchia politica’: il patto del Nazareno tra Pd e Berlusconi.

Il Sì Tav, l’ultima svolta sotto il governo M5S

La strada del ‘cambiamento’ era segnata e così molte delle battaglie ‘da opposizione’ portate avanti dal Movimento 5 Stelle quando erano dall’altra parte della barricata si sono trasformate in un boomerang. Anzi, sono state approvate proprio durante il loro governo, portando a termine un lavoro che il Partito Democratico non era riuscito a completare (o iniziare). Ed è così che la chiusura dell’Ilva è diventata una cessione ai turchi di ArcelorMittal; il no Tap si è trasformato in un Sì Tap; il no ad Atlantia in Alitalia è diventato ‘è l’unica scelta possibile’; il no agli F35 si è trasformato in una nuova flotta a disposizione dell’esercito italiano; le banche cattive e speculative non possono che essere salvate (vedi Carige); il puzzolente Terzo Valico diventa la più profumata opera da quando l’uomo inventò l’asfalto; i privilegi dei parlamentari, come il nascondersi dietro l’immunità, vengono riproposti per salvare il proprio socio di maggioranza da un processo; la diversità con il vincolo dei due mandati viene superata dalla supercazzola del mandato zero. E, alla fine di questo lungo percorso di redenzione dal sapore ‘piddino’ (citando un loro coro mantra) arriva con il No Tav, le battaglie di piazza, la nascita stessa del Movimento 5 Stelle, che diventa un clamoroso Sì Tav.

Tutti i No diventati Sì

E ora è già partita la corsa a dire: «Deciderà il Parlamento, non possiamo farci nulla. La Lega voterà con il Pd?». Ebbene sì, Matteo Salvini voterà come i dem perché lui è sempre stato a favore dell’altra velocità tra Torino e Lione. E il suo Sì Tav è noto fin dati primi metri scavati a Chiomonte per il tunnel esplorativo. Solo che ora la colpa sarà data ad altri. Come accaduto per il no ai condoni (poi diventato un sì), per il no alle sanatorie (poi diventato un sì), per il no alle trivelle (poi diventato un sì), per il no all’Euro (poi diventato un sì), per un no ai partiti all’interno della Rai (poi diventato un sì). La lista è lunga ed è sempre più evidente come il fare opposizione sia più semplice che dirigere una baracca chiamata Italia. Il M5S is the new Pd? Certo, anzi: il Movimento 5 Stelle è riuscito a ottenere più successi del Partito Democratico nelle battaglie del Partito Democratico.

(foto di copertina: collage da ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO + ANSA/UFFICIO STAMPA TAP + ANSA/LUCA ZENNARO + ANSA/RICCARDO ANTIMIANI + uita con quella di ArcelorMittal, Taranto 7 novembre 2018. ANSA/INGENITO + ANSA/LUCA ZENNARO + ANSA/ANGELO CARCONI + ANSA/UFFICIO STAMPA + ANSA/ORIETTA SCARDINO)

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