Il crivello di Matteo Renzi: sfiduciare un Bonafede e sperare che il governo vada avanti lo stesso

Bentornati nella prima Repubblica, gente. Sì, perché attraverso formule parlamentari astruse, si cerca di salvare una linea che – se analizzata a freddo, senza l’imprinting della propaganda – non sembra avere una logica. L’indiscrezione che stava circolando in queste ore su Italia Viva era la seguente: nel caso in cui il governo dovesse mettere la fiducia sulla modifica della riforma della prescrizione, il partito di Matteo Renzi voterebbe per la fiducia (e, quindi, per la riforma stessa della prescrizione). Tuttavia, il giorno dopo, lo stesso partito sarebbe intenzionato a presentare una mozione di sfiducia a Bonafede, una sfiducia individuale nei confronti del ministro del M5S. Questa formula, a quanto pare, sembra essere stata smentita sempre da un tweet di Matteo Renzi: «Per giorni hanno detto che Italia Viva avrebbe mollato e che mi sarei venduto per due poltrone. FAKENEWS! Non si molla! Se c’è decreto o emendamento su prescrizione noi votiamo contro. A testa alta». 

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Matteo Renzi e la minaccia di sfiducia a Bonafede

Dunque, almeno la soluzione cervellotica sembra essere stata accantonata. Italia Viva non vuole questa riforma della prescrizione, ed è pacifico. Ma se avesse votato una ipotetica fiducia sul provvedimento non avrebbe fatto altro che mandarlo avanti, facendo senz’altro sopravvivere il governo di cui fa parte. E se avesse sfiduciato Alfonso Bonafede il giorno dopo, altro non avrebbe fatto che votare insieme alle minoranze, Lega inclusa.

Quindi, la soluzione resta quella, ancora nel solco della ragionevolezza, di forzare la mano minacciando di andando via sbattendo la porta, pur di non arrivare nella condizione di votare il benedetto emendamento o decreto sulla prescrizione. Le trattative sembrerebbero aperte, ma Italia Viva sta per aprire la crisi. Su un argomento che, solitamente, non è di quelli che fa cadere i governi. La situazione è delicata e il presidente del Consiglio sarebbe addirittura intenzionato a fare un passaggio al Quirinale per cercare di approfondire la situazione con il Capo dello Stato.

La riforma Bonafede sulla prescrizione, cancella questo tipo di provvedimento dopo la sentenza di primo grado di un processo. Un taglio netto che, secondo gli oppositori di questa riforma, renderebbe infinita la durata dei processi. La mediazione di Pd e LeU ha portato al cosiddetto lodo Conte (dal nome di un parlamentare di Liberi e Uguali), in base al quale la prescrizione potrebbe scattare solo in caso di assoluzione in primo grado e non in caso di condanna. Nemmeno questa soluzione, però, sembra essere gradita a Matteo Renzi che va avanti per la sua strada. Anche se ciò dovesse significare portare a sbattere quello stesso governo che lui volle, fortissimamente volle.

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