Il deferimento di Selvaggia Lucarelli significa che i figli dei ‘famosi’ non possono esprimere le loro idee

07/07/2020 di Enzo Boldi

Ha difeso suo figlio dopo esser stato identificato dalla Polizia per aver criticato – rientrando nei canoni della civiltà, seppur con toni accesi – Matteo Salvini in un luogo pubblico. Lo ha difeso dalla gogna mediatica a cui il 15enne è stato sottoposto dopo la pubblicazione di quel video sui profili social della Lega e su alcuni giornali che, non contenti, hanno anche rincarato la dose di insulti il giorno seguente. E ora è costretta a ‘pagare’ per via della sua professione giornalistica. Questa è la storia di Selvaggia Lucarelli deferita dal Consiglio disciplinare dell’ordine dei giornalisti della Lombardia.

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La notizia è stata anticipata dall’Agenzia Agi che, citando fonti interne al Consiglio disciplinare dell’odg Lombardo (che prende decisioni sulle sanzioni ai giornalisti a livello regionale, in base al luogo in cui si risulta iscritti), parla di violazioni della Carta di Treviso. Si tratta di uno dei principali regolamenti deontologici che un praticante, pubblicista o professionista deve seguire. Si parla, nel caso specifico, della tutela dei minori. E a Selvaggia Lucarelli viene contestato di aver reso possibile il riconoscimento del figlio 15enne.

Selvaggia Lucarelli deferita dal Consiglio disciplinare dell’Odg

Ancora manca la nota ufficiale, ma a quanto pare a Selvaggia Lucarelli deferita viene contestato l’articolo 5 della Carta di Treviso che recita:

il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazioni lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità, e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori.

Disciplina a targe alterne

Ma questo non sembra essere il caso. Nel video, ormai famoso, si vede il giovane Leon Pappalardo affrontare dialetticamente da solo Matteo Salvini. La madre, Selvaggia Lucarelli, interviene solo in un secondo momento, quando il 15enne viene fermato dalla Polizia per l’identificazione e non nel suo ruolo di giornalista. E solo lì si presenta. Insomma, una decisione che non sembra avere i crismi della giustizia. E occorre ricordare che si è giornalisti sempre quando si è iscritti all’albo e non solo quando si scrive. Ma l’altro protagonista di questa vicenda, noto per l’esposizione mediatica dei suoi figli, è iscritto all’albo. Ma decisioni simili nei suoi confronti non sono mai state prese, anche quando diede il via a gogne mediatiche contro minorenni che lo contestavano.

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