I nuovi sbarchi a Lampedusa non c’entrano niente con il focolaio di Treviso

Il focolaio di Treviso non ha niente a che vedere con gli sbarchi di Lampedusa. La maggior parte dei migranti, infatti, tutti asintomatici, è arrivata in Italia prima dei decreti di Salvini. 

Il numero maggiore di nuovi casi di Covid-19 in Italia, nella giornata del 30 luglio, è stato registrato in Veneto. Treviso, in particolare, è la città più colpita. Dei 199 contagi delle ultime ore, 133 hanno toccato i migranti ospitati dalla caserma Silvio Serena, una struttura adibita da anni a centro accoglienza.

Il fatto che i malati siano dei migranti, ha immediatamente incendiato il dibattito politico. Ma, di fatto, i positivi sono in Italia da tempo e non c’entrano niente con gli sbarchi degli ultimi giorni in Sicilia.

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La politicizzazione del focolaio di Treviso

Matteo Salvini, durante il suo intervento al Senato sul caso Open Arms, ha accusato il governo di agevolare la diffusione del virus con la politica dei porti aperti. Il sindaco di Treviso Mario Conte, ha annunciato che farà causa al governo per i danni causati alla città.

Ecco cosa è successo a Treviso

In seguito al bollettino sul coronavirus della regione Veneto di Martedì 28 luglio, che ha rivelato i 133 contagi tra i migranti della caserma Serena. Dopo la conferma ufficiale, è stato individuato il focolaio di Treviso e sono stati tutti immediatamente posti in quarantena e isolati. Quindi, la storia degli stranieri che scappano e diffondono il virus in tutta Italia raccontata dalla Lega, non ha niente a che vedere con questa vicenda.

A Treviso, le forze dell’ordine sorvegliano il perimetro dell’edificio e gli ospiti della Serena hanno il divieto assoluto di uscire. Tra una settimana, l’azienda sanitaria regionale effettuerà di nuovo in test. Nella caserma vivono 290 persone, tra cui 6 operatori, nessuno dei quali è arrivato nella città negli ultimi giorni.

(Immagine di copertina: dal profilo Facebook di Mario Conte)

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