Salvini-Trump e i pollici uniti al palmo della mano mentre parlano: il sovranismo dei gesti

24/05/2019 di Redazione

C’è sovranismo e sovranismo. Anche quello dei gesti. E, probabilmente, c’è una sorta di linea comune utilizzata da chi affonda la propria ideologia culturale in questa nuova estrema destra moderna. Donald Trump e Matteo Salvini hanno un tratto che li avvicina. Riguarda la loro forma espressiva, il modo di comunicare in pubblico. Osservate le mani: a intervalli regolari entrambi fanno scontrare i propri pollici con l’indice e il palmo della mano.

Salvini-Trump, il pollice in comune

Questo, ad esempio, è uno dei discorsi più emblematici – e meno legati a una campagna elettorale pura e semplice – di Matteo Salvini: è il 20 marzo 2019 e lui si sta difendendo in Senato sul caso della nave Diciotti e sulla richiesta del tribunale dei ministri di Catania di procedere nei suoi confronti. Da quando posa il foglio del suo discorso, i suoi pollici si avvicinano al palmo della mano, si sfiorano, si intrecciano. Ma restano sempre bene in vista.

Questo, invece, è Donald Trump, nella sua intervista nel corso della campagna presidenziale al David Letterman Show. Non ha il leggio della Casa Bianca davanti e, quindi, è molto più facile osservare la gestualità delle sue mani.

Cosa significa mostrare i pollici e unirli al palmo della mano

Vi potrà sembrare strano, ma la semantica dei gesti ha una teoria su chi mette in mostra o congiunge i pollici mentre sta parlando. Chi studia il linguaggio del corpo, infatti, sa bene che questa particolare disposizione delle mani è propria delle persone che vogliono trasmettere un’idea di autorità. Tenere i pollici in vista è un segno di dominio, superiorità e, a volte, di aggressività. Nell’antica Roma, non per niente, veniva utilizzato il pollice per decidere della vita e della morte del gladiatore nell’arena.

Strategia comunicativa o semplice messaggio subliminale? Il pollice sovranista sembra far parte del pacchetto completo, insieme a tweet compulsivi e all’onnipresenza in televisione. E a tante altre cose.

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