Salvini continua ad attaccare il 17enne tunisino del Pilastro: «Scusi, ha mai trovato uno spacciatore che dice di esserlo?»

23/01/2020 di Redazione

Continua la sostituzione di Matteo Salvini alla magistratura inquirente. E stiamo parlando ancora una volta del caso del Pilastro, quartiere di Bologna. Il leader della Lega, in un’intervista a Radio Cusano Campus (nel corso della trasmissione L’Italia s’è desta), è tornato sull’episodio del citofono, ma anche sulle successive dichiarazioni del diciassettenne Yaya, italiano e figlio di un matrimonio misto tra il papà tunisino e la mamma italiana, che ha dichiarato di non avere nulla a che fare con lo spaccio.

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Salvini-spacciatore: «Ne avete mai trovato uno che lo confessi?»

Il ragazzo lo ha ribadito sia nel corso di un’intervista a caldo con Fanpage, sia nel colloquio avuto con l’avvocato Cathy La Torre.

Ma a questa versione, Matteo Salvini sembra non credere. Nel corso dell’intervista radiofonica, quando gli è stato fatto notare che il ragazzo si è difeso dalle accuse di spaccio, il leader della Lega ha detto: «Ragazzo tunisino nega di essere spacciatore? Difficile trovare un rapinatore che confessi di essere un rapinatore. I residenti del quartieri non hanno dubbi, hanno certezze».

Salvini-spacciatore, le ‘indagini’ del leader della Lega

Insomma, scopriamo oggi che per mettere alla gogna e accusare di reato un ragazzino di 17 anni bastano le dichiarazioni, anzi le ‘certezze’, degli abitanti di un quartiere e non delle opportune indagini che attestino l’effettivo reato contestato. Sempre l’avvocato Cathy La Torre, inoltre, sottolinea anche la natura di queste certezze degli abitanti del quartiere. Secondo la signora che ha accompagnato Salvini al citofono, infatti, il ragazzo si vestirebbe troppo bene e ciò è indizio del fatto che possa essere uno spacciatore.

La cosa grave è che un ex ministro abbia in qualche modo assecondato questa voce e l’abbia resa pubblica con la sua uscita della serata del 21 gennaio. Salvini non sembra affatto voler fare un passo indietro: secondo lui, non basta la parola del ragazzo, ma è necessario prestare ascolto al pettegolezzo del quartiere. Che, a questo punto, sembra avere una autorevolezza tale da poter giustificare un’accusa. Insomma, intuito da Sherlock Holmes. O, meglio, da sceriffo di Nottingham.

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